Invasione di cervi e cinghiali
Agricoltura di confine devastata

La televisione svizzera torna sul fenomenoche sta causando pesanti danni tra Alto Lario e Ticino

La televisione svizzera

torna sul fenomeno

che sta causando danni

tra Alto Lario e Ticino

Anche la televisione svizzera accende i riflettori sul problema degli animali selvatici tra provincia di Como e Canton Ticino con il focus “Cervi troppo voraci sul confine, la rabbia degli agricoltori”.

Un problema molto percepito in Alto Lario che sta diventando un vero e proprio caso anche oltre confine. Il grido di aiuto degli agricoltori di Coldiretti è stato accolto portando a realizzare un’inchiesta in presa diretta sulle dimensioni che ha raggiunto il fenomeno.

«Stiamo assistendo ad un’invasione continua di branchi di cervi - racconta alla tv Svizzera Angelo Crispi, allevatore a Carlazzo - continuiamo ad avere recinzioni distrutte dai cervi che passano durante le razzie notturne. Abbiamo danni ingenti anche nella stagione invernale dove distruggono le scorte. Regione Lombardia al momento ci ha riconosciuto un quarto del danno quantificato».

Il dato più preoccupante riguarda l’aumento dei cervi registrato dagli svizzeri che indicano come il numero abbia un incremento di almeno il 50% ogni anno nelle zone confinarie. Danni particolarmente ingenti per il Ticino che ammonterebbero, annualmente, almeno a mezzo milioni di franchi. Lo scenario mostrato dal reportage non lascia dubbi all’immaginario: campi invasi da cervi, zolle rivoltate dai cinghiali, deiezioni di selvatici ovunque: di conseguenza, erba inutilizzabile per alimentare i bovini allevati.

Oltre all’interesse della Tv Svizzera, nelle scorse settimane le troupe di Rai e Mediaset hanno realizzato dei servizi sull’invasione degli ungulati che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza di molte aziende agricole che non riescono più a fronteggiare la mole di danni provocati nei campi e nei prati a pascolo, raggiungendo persino gli alpeggi estivi.

Le imprese agricole devono fronteggiarsi anche con il problema relativo ai cinghiali dopo i casi di peste suina registrati in Liguria e Piemonte.

Sull’argomento è intervenuto Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti: «Gli agricoltori sistemano i propri campi, ripetono le semine e, il più delle volte, si ritrovano nel giro di pochi giorni con i campi di nuovo invasi e la necessità di ricominciare da capo. Non è possibile lavorare in queste condizioni. E non è possibile farlo, soprattutto, in un periodo in cui l’agricoltura deve essere ancor più tutelata, dopo due anni di pandemia e alla vigilia di una ripresa che non può prescindere dal ruolo attivo delle imprese agricole».

Senza dimenticare che proprio in questi ultimi due anni legati all’emergenza pandemica i cinghiali si sono potuti muovere quasi del tutto indisturbati sul territorio. «Incoraggiati dalla scarsa presenza umana e dal traffico pressoché assente, raggiungono perfino i centri urbani, comprese le città capoluogo - conclude Trezzi - Nei periodi di zona rossa, lo scorso anno, si sono segnalati cervi fin sulle carreggiate della Statale Regina, e a ridosso delle case in decine di paesi». F. Ber.

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