Sparò e uccise il genero
Condanna confermata

Faloppio: alla corte d'Appello di Milano il caso di Giuseppe Caccia, l’ex imprenditore e frontaliere cinquantenne condannato a sei anni e due mesi di carcere per avere finito con un colpo di fucile Mourad Yedaye, sulla porta di casa la sera di sabato 24 febbraio 2007. Il tentativo di ottenere l’ulteriore ridimensionamento di una sentenza già passata alla storia per la sua mitezza - l’accusa era pur sempre quella di omicidio volontario, ma riti alternativi e circostanze attenuanti avevano sensibilmente ridimensionato il "conto" - non è andato in porto

FALOPPIO La corte d’Appello di Milano ha confermato la sentenza di condanna emessa in primo grado dal tribunale di Como, nel novembre del 2008, nei confronti di Giuseppe Caccia, l’ex imprenditore e frontaliere cinquantenne condannato a sei anni e due mesi di carcere per avere ucciso con un colpo di fucile al petto il genero Mourad Yedaye, sulla porta di casa la sera di sabato 24 febbraio 2007. Il tentativo di ottenere l’ulteriore ridimensionamento di una sentenza già passata alla storia per la sua mitezza - l’accusa era pur sempre quella di omicidio volontario, ma riti alternativi e circostanze attenuanti avevano sensibilmente ridimensionato il "conto" - non è andato in porto. «Puntavamo al riconoscimento della legittima difesa» ha spiegatol’avvocato Aldo Turconi ricordando le circostanze in cui maturò il delitto: «Caccia - ha sottolineato il legale - fu pesantemente provocato. Venne a trovarsi in una situazione di reale pericolo che in qualche modo giustificò la sua reazione. Naturalmente inoltreremo ricorso per Cassazione».  A Milano si è discusso anche del nodo dei risarcimenti: i giudici hanno accolto la richiesta dei genitori di Mourad (chiedono 150mila euro a testa) che l’anno scorso era stata invece respinta sul presupposto dell’insussistenza delle condizioni di reciprocità.

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