Inverigo, Castello Crivelli
L'allarme delle associazioni

Dopo la nuova convenzione, le associazioni ambientaliste mettono sotto accusa l'intesa, ritenuta penalizzante nei confronti degli inverighesi e della loro storia

INVERIGO  All'indomani del rinnovo della convenzione che regola il recupero di Castello Crivelli, le associazioni ambientaliste di Inverigo – Le Contrade, L'Orrido e il neonato gruppo di lavoro Inverigo migliore - sono preoccupate e deluse. E chiamano a raccolta la popolazione perché prenda coscienza di ciò che rischia di perdere per sempre. Che forse ha già perso.
La convenzione in questione era stata firmata nel 2000 tra l'amministrazione comunale e la società Agritrade srl che sta attuando il recupero del pregiato comparto, e prevedeva che l'operatore realizzasse entro cinque anni una serie di opere di urbanizzazione, cedendo in cambio al Comune, tra l'altro, 16 mila metri quadrati e opere primarie e secondarie come il recupero di via Crivelli, delle terrazze panoramiche sulla stessa, della porzione del giardino all'italiana da destinarsi a parco pubblico, passaggio, quest'ultimo, che avverrà da qui a una decina di giorni. Con il rinnovo si sono accordati altri 5 anni alla società per portare a termine il progetto, s'è raddoppiato il valore della garanzia fideiussoria, s'è accordata la ristrutturazione della chiesetta interna al castello. Troppo poco davvero per i gruppi ambientalisti, che ritengono sia stato buttato al vento il lavoro svolto in questi anni proponendo idee e chiedendo maggior attenzione e tutela. «Rischiamo di perdere definitivamente – l'allarme lanciato da Giulia Cuter – quello che è un patrimonio in termini storici, artistici, culturali. E' vero che il castello è sempre stato privato, ma ha anche sempre avuto di fatto una fruizione di tipo pubblico». Oggi invece, accusano, nella convezione sarebbero state inserite solo migliorie funzionali ai futuri occupanti di queste residenze di gran lusso, e agli inverighesi andrebbero solo parti meno significative. Mentre in passato si parlava di cedere se non la splendida torre medievale almeno una porzione del castrum, la parte più antica. Parte che, denunciano i volontari dei due sodalizi, non solo non avrà più nessun utilizzo collettivo, ma sta anche andando in rovina. Come l'antico torchio. «Non vogliamo certo espropriare una proprietà privata – puntualizza Cuter – ma riteniamo che gli inverighesi abbiano il diritto di poter godere di un pezzo del proprio passato comune».

© RIPRODUZIONE RISERVATA