Cantù, è divorzio
tra Carnevale e Magnan

L'organizzazione della sfilata si è sganciata dai carri degli stagnini, considerata l'anima più autentica della manifestazione. Sullo sfondo problemi vecchi e mai risolti. I Magnan andranno avanti da soli

CANTU' Un divorzio bello e buono, ormai consumato ufficialmente quello tra l'associazione Carnevale canturino e i Magnan, che per questo, l'11 marzo, esordiranno per la prima volta nel ruolo di organizzatori e responsabili della propria serata. Ovvero quella del venerdì grasso, la notte prima della sfilata che conclude il carnevale cittadino e quello ambrosiano. Per molti, l'anima più autentica del carnevale, quella che affonda mani e piedi nella tradizione rurale e contadina della città, i Magnan, gli stagnini con il volto nero di fuliggine. Ma il dialogo con il sodalizio che si occupa della kermesse da tempo era diventato turbolento. «L'anno scorso – conferma il portavoce Felice Borghi - incontrammo i loro rappresentanti e annunciammo la decisione, dal 2010, di non aver più alcun ruolo nell'organizzazione della serata in piazza, decisione deliberata dalla stessa associazione Carnevale canturino.  Anche se ci siamo impegnati a pubblicizzarla all'interno del nostro programma».
Due realtà che correvano da un pezzo su binari diversi, insomma, tanto che la partecipazione dei carri agricoli dei Magnan nell'ultima sfilata, l'anno scorso, divenne un caso, risolto solo quando lo stesso sindaco Tiziana Sala autorizzò l'ingresso nel corteo. Gente concreta, gli stagnini, e fin troppo irruenti in passato, tanto che, a causa delle intemperanze di alcuni, negli anni Ottanta si guadagnarono l'attenzione del Prefetto e l'esilio dalla piazza e non solo. Ora si riparte, guardando avanti e allargando gli orizzonti, con l'intenzione di riunirsi più di una sola volta l'anno. Per questo recentemente è nata l'associazione Magnan de Cantù, presidente Cristian Bellotti. «Ora siamo autonomi – conferma Andrea Montorfano, uno dei volti più noti – e presto incontreremo i rappresentanti del Comune per stabilire il da farsi. Abbiamo iniziato nel 1996 a batterci perché questa manifestazione tornasse, ci siamo sempre presi le nostre responsabilità, ci abbiamo sempre messo la faccia. E d'ora in poi ci gestiremo da soli».

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