Cermenate, si cerca il pirata
Dieci anni senza un colpevole

Mariangela Cantaluppi era stata investita e uccisa il 14 dicembre 2000, sulla Statale dei Giovi. Ma il colpevole scappò. La famiglia vuole mantenere vivo il ricordo: «In molti si stupiscono del fatto che sia già trascorso così tanto tempo. Ma non noi. Dimenticare una mamma come lei è impossibile»

CERMENATE Dieci anni trascorsi senza una risposta certa, senza un volto e un nome a cui poter dare la colpa per tanto dolore, e che magari, oggi, si sarebbe anche arrivati a perdonare.
Non ha avuto questa opportunità la famiglia Cattaneo di Asnago di Cermenate, che il 14 dicembre del 2000 vide uscire di casa la moglie, la mamma, la nonna Mariangela Cantaluppi per l'ultima volta. Uccisa da una vettura di passaggio, un pirata o forse qualcuno che nemmeno si accorse, in quella mattina nebbiosa d'inverno, d'aver spezzato in un colpo tante vite. A volte se lo augurano persino, i suoi familiari, che l'omicida sia inconsapevole, perché credere che qualcuno sia riuscito a convivere tanti anni con un simile rimorso senza esserne schiacciato, forse, fa ancora più male.
Martedì sera, in occasione del decimo anniversario da quel drammatico incidente, è stata celebrata una messa nella chiesa parrocchiale di Asnago presieduta da padre Mario Toffari, missionario scalabriniano direttore dell'ufficio diocesano per la pastorale dei migranti a Brescia.
Una chiesa affollata dagli occhi lucidi di quanti hanno voluto bene a Mariangela Cantaluppi, 64 anni al momento della tragedia, conosciuta in paese, catechista e impegnata in parrocchia. Un momento di raccoglimento, con la corale Picchi a rendere ancora più intensa la funzione, per ricordarla.
«Perché la vita continua – dice il figlio Maurizio Cattaneo – e la gente dimentica. In molti si stupiscono del fatto che sia già trascorso così tanto tempo. Ma non noi. Dimenticare una mamma come lei è impossibile».
Quella mattina di un decennio fa la donna, come era solita fare, uscì di buon'ora dalla villetta affacciata sulla Statale dei Giovi accanto al mobilificio di famiglia, dove viveva con il marito Giuseppe e due dei tre figli, per andare a messa. Quelle poche centinaia di metri, però, non riuscì a percorrerle fino in fondo. Uno dei tanti veicoli che le sfrecciavano accanto la colpì alla nuca e la fece finire nel fossato che costeggia la carreggiata, e – ironia di un destino cattivo - fu il nipote ad accorgersi di lei, andando a scuola.
Alcuni testimoni parlarono poi di un furgoncino grigio fuggito senza prestarle soccorso. Ma non si arrivò mai a scoprire chi fosse il colpevole, nonostante i tanti appelli lanciati dal marito Giuseppe, venuto a mancare nel 2004 senza aver mai smesso si cercare la verità e col sorriso sulle labbra, felice di poter rivedere la sua Mraiangela.

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