Tra il verde della Valbasca
Degrado e luoghi da favola

Siamo in Valbasca, lembo della Spina Verde ai piedi del Monte Goi a Como, in cui un piccolo torrente sembra fare da spartiacque tra l'inferno e il paradiso. Di qua l'ex polveriera allo sfascio, appena occultato dagli alberi e dal grande prato che la circondano. Di là il percorso ciclopedonale di 2,2 chilometri ottimamente recuperato e mantenuto dal Gruppo Alpini di Albate.

COMO «Fabbricato pericolante: non avvicinarsi». Firmato: «Ministero della Difesa». Per una delle casematte -  i depositi di munizioni - che compongono l'ex polveriera di Albate l'avviso appare quasi tardivo: ne rimane in piedi solo l'intelaiatura. Altre - in tutto sono una decina - effettivamente perdono pezzi ad ogni colpo di vento, o quasi. Nella prima, che è anche la più grande e la meno diroccata, ci avventuriamo fino al piano superiore, giusto per avere conferma che non siamo i primi a violare il cartello «vietato l'accesso»: ci sono graffiti sulle pareti, per terra i resti di alcuni falò (dalle riviste bruciacchiate parrebbero risalire al 2007) e nella stanza in fondo un pentolino e qualcosa di simile a un giaciglio, che farebbero supporre una frequentazione recente e forse anche abituale da parte di un senzatetto.
Siamo in Valbasca, lembo della Spina Verde ai piedi del Monte Goi, in cui un piccolo torrente sembra fare da spartiacque tra l'inferno e il paradiso. Di qua l'ex polveriera allo sfascio, appena occultato dagli alberi e dal grande prato che la circondano. Di là il percorso ciclopedonale di 2,2 chilometri ottimamente recuperato e mantenuto dal Gruppo Alpini di Albate, che ha fatto di quest'area un punto di riferimento per gli amanti del jogging, delle mountain bike o anche, semplicemente, per chi vuole spezzare la giornata con un'ora di passeggiata rigenerante, senza allontanarsi dalla città.
Tra i frequentatori abituali Luca Gaffuri, albatese doc oltre che capogruppo del Pd in consiglio regionale: «L'ottimo stato in cui si presenta l'anello ciclopedonale - osserva - dimostra che se vengono garantiti un minimo di manutenzione e di sorveglianza, gli utenti sono portati a rispettare gli spazi verdi». Un precedente su cui riflettere in relazione ai parchi che non si vuole aprire al pubblico proprio per paura dei vandali (il San Martino) o che invece si vorrebbe chiudere con cancellate per lo stesso motivo (i giardini a lago). «Alla Valbasca dedichiamo circa 400 ore di lavoro all'anno», racconta Flavio Pedretti capogruppo degli Alpini all'epoca del recupero (dal 2005) e dell'inaugurazione (l'8 ottobre 2007) del "percorso salute". «Le 18 stazioni per esercizi di attività ginnica si snodano da Albate, seguendo il torrente Segrada, sino a Lipomo, sfociando in località Casa di Gino dove, attorno al prato antistante, è stato inserita una cartellonistica relativa ad altri esercizi senza attrezzi», sottolinea Pedretti, ricordando che per pulire e allestire l'area sono occorse quasi duemila ore di lavoro, o meglio di volontariato, donate da 287 attivisti (compreso il gruppo alpini di Lipomo e il nucleo sezionale di Protezione civile). «La polveriera - aggiunge Pedretti - speriamo che venga recuperata per un oggettivo uso da parte della comunità di Albate magari con il concorso di idee delle tante associazioni del territorio». Ricorda che nel 2000 ne era già stato indetto uno da Agorà-Incontri culturali albatesi. In particolare l'Unione circoli cooperativi aveva formalizzato un progetto per un uso sociale da parte degli ospiti della vicina comunità alloggio per persone con problemi psichici. «Pensavamo, sul modello dei parchi svizzeri, a un luogo fruibile da parte dei frequentatori della Valbasca, con un bar e i servizi igienici, gestito da queste persone che per stare bene hanno anche bisogno di lavorare e di vivere all'aperto». Il 29 dicembre 2009 il Comune ha acquisito l'area dal demanio per 291mila 400 euro, destinandola proprio a queste finalità. «L'amministrazione ha coinvolto il Sant'Anna e l'Asl - riferisce Peverelli - ma a noi non hanno più fatto sapere niente. Peccato».
Pietro Berra

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