Casnate, torna il caduto
Severino Cappelletti

Morì prigioniero in Germania nel 1944 lasciando la giovane moglie e una bimba che non conobbe mai

CASNATE CON BERNATE - Sarà la figlia che non vide mai ad accogliere sabato 29 ottobre il rientro in patria delle spoglie di Severino Cappelletti, morto nel 1944 in Germania. «Per anni non abbiamo saputo nulla del luogo di sepoltura di mio papà - racconta Gabriella Cappelletti, l'unica figlia di Severino - e pensavamo che fosse disperso. Poi abbiamo appreso, proprio dalle pagine del quotidiano La Provincia, di come molti caduti in guerra fossero stati riconosciuti e ritrovati e di come fosse possibile riavere le spoglie del proprio congiunto. Così abbiamo avviato l'iter per riportarlo a casa e finalmente sabato mattina potremo andare a prendere l'urna con i suoi resti a Milano».
Severino Cappelletti era nato nel 1909 a Senna Comasco. Di mestiere faceva il lucidatore di mobili. Nel 1938 si sposa con Giulia Romanò, ma già l nel '39 parte per la Libia in divisa. Concluso l'impegno in Nordafrica, nel 1942, Severino ritorna in Italia per 15 giorni, giusto il tempo di una licenza, per ripartire subito dopo alla volta della Russia, dalla quale rientrerà un anno dopo, nel luglio '43. Riparte per Livorno insieme al battaglione costiero del reggimento di fanteria, senza sapere che Giulia aspetta un bambino. Dopo l'8 settembre Severino viene catturato dai tedeschi e internato in un campo di lavoro in Germania. Giulia riesce a comunicare a suo marito l'arrivo della bimba, nel marzo del 1944, con qualche cartolina, ma lui, Severino, non vedrà mai la bambina e non rivedrà nemmeno sua moglie perché muore a Braunschweig, in Bassa Sassonia, il 22 ottobre dello stesso anno.
La cerimonia di sabato nella chiesa di Casnate comincerà alle 15.30. Alle 16.30 il sindaco, Fabio Bulgheroni, terrà un discorso sul sagrato della chiesa e subito dopo l'urna con i resti di Severino sarà deposta al cimitero di Bernate, accanto alla moglie Giulia Romanò, scomparsa nel 1990.


Leggi altri particolari nell'articolo di Eleonora Ballista su "La Provincia di Como" del 27 ottobre 2011

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