Ratti cresce con il lusso
"Tranquilli per il 2012"

Primi nove mesi dell'anno fatturato di 61 milioni, ricavi in crescita del 26,1%
L'ad Sergio Tamborini: non c'è il pessimismo che leggiamo sui giornali

GUANZATE L'andamento positivo del mercato del lusso ha trainato i conti della Ratti. Il gruppo tessile di Guanzate ha chiuso primi nove mesi dell'anno con un fatturato di 61 milioni, il 26,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2010, con un contributo di 19,2 milioni nel terzo trimestre. E se sulla chiusura del 2011 i segnali restano positivi grazie ad un buon portafoglio ordini che ha permesso le buone performace di questi mesi, per il 2012 , sottolinea l'amministratore delegato Sergio Tamborini «siamo moderatamente tranquilli visto che il mercato d'alta gamma non dà segnali di stanchezza».
Il segmento donna conferma il suo ruolo di punta, con 30,3 milioni di vendite (9 milioni nel trimestre), in crescita il peso del prodotto finito (17,1 milioni in aumento del 33.3% sull'anno), Frenata per il tessuto d'arredamento (-12,4%) anche se l'ad ne conferma il valore strategico «nell'ottica di rafforzamento delle sinergie con l'intero Gruppo Marzotto». Il mercato domestico, Italia e Europa, resta il principale approdo dei tessuti e dei prodotti Ratti, comprensibile visto che i maggiori clienti sono i gradi marchi della moda. In ripresa gli Stati Uniti.
La posizione finanziaria passa da 6,1 milioni di euro del 31 dicembre 2010 a 4,8 milioni, principalmente a seguito di investimenti in attività fisse, pari a circa 2,5 milioni di euro.
Numeri verificati e certificati ieri dal consiglio di amministrazione che ha preso atto del miglioramento complessivo dei numeri. «I conti tornano, le scelte fatte per il risanamento hanno dati buoni risultati - il commento del vicepresidente Antonio Favrin che attraverso la Faber Five controlla il 33,36% del Ratti- Ora è il momento di pensare alla crescita. Questo il compito affidato oggi all'amministratore delegato Sergio Tamborini».
Missione possibile in questi situazione caotica dei mercati? «Siamo meno pessimisti rispetto a quello che si legge sui giornali o si sente alla tv - sottolinea l'ad - I riflessi di quello che sta succedendo li paghiamo con il rallentamento dei consumi in Italia e nei Paesi dell'Ue». Detto questo attualmente «i segnali sul 2012 sono troppo deboli per essere interpretati correttamente. Non siamo, per intenderci, nella situazione del 2008 quando era chiaro a tutti che il 2009 sarebbe stato di sofferenza».

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