Dongo, per l'ex Falck
si pensa alla bonifica

Dopo la mobilità per gli ultimi dipendenti della Afl ci si pongono domande sul futuro dell'area

DONGO - In più d'una occasione, per le festività natalizie, nei capannoni della ferriera era arrivato il vescovo a celebrar messa e a rincuorare i lavoratori alla prese con problemi di crisi aziendale.
Stavolta, per Natale, è arrivata l'ufficialità di un licenziamento che era nell'aria da tempo. Con la messa in mobilità degli ultimi 90 lavoratori ancora in forza ad Afl (erano 500 nel '90 e, tra pensionamenti, prepensionamenti da amianto e ultimi esodati, si sono assottigliati a meno di 100) si conclude mestamente la storia centenaria di un'azienda che ha rappresentato, soprattutto con il marchio Falck, il fulcro dell'economia del territorio per un secolo.
«Il destino di Afl era ormai segnato, anche se spiace per i lavoratori ancora in forza alla società, che non possiamo certo abbandonare - interviene il sindaco di Dongo, Mauro Robba -.  L'attenzione è tutta puntata da tempo su Isotta Fraschini  attorno alla quale occorre fare squadra per garantire un'occupazione a 250/300 lavoratori».
Si parla dell'interessamento di imprenditori francesi per il compartimento di Isotta Fraschini di Spoleto, ma sulle sorti di quello di Dongo pende la richiesta di concordato preventivo, il cui riscontro è atteso per metà gennaio. «Novanta lavoratori sono comunque tanti - riconosce il sindacalista Renato Quadroni, della Spi-Cgil -. Come patronato ci siamo già attivati affinché, per loro, la mobilità scatti subito a partire dal 1° gennaio. Ma occorre agire anche per assicurare agli stessi degli sbocchi occupazionali provvisori: in assenza di posti di lavoro fissi, con l'aiuto degli enti locali è possibile, per esempio, creare delle squadre che si occupino della manutenzione delle strade. L'altra grossa problematica - aggiunge Quadroni - è la bonifica del comparto di Afl dalle tonnellate di terre di fonderia ammucchiate, al fine di recuperare e sfruttare l'area: in loco, inutile ribadirlo, non ci sono le risorse necessarie». 
Impietosa, al solito, l'analisi dell'ex sindacalista altolariano Claudio Poncia: «I raccordi di Afl avevano più prospettive delle testate di motori della Isotta Fraschini e lo dimostra il fatto che la loro produzione è stata rilevata dalla Fisher che continua a sfornarne tuttora. Scelte aziendali sbagliate hanno comportato la fine dell'attività a Dongo. Non dimentichiamo che i problemi di bonifica del comparto di Afl, che il Comune di Dongo vorrebbe trasformare in comparto artigianale, sono superiori a quelli della Ticosa».

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