Piace "Romèo et Juliette"
Contestata la coreografa

Il balletto, inedito finora in Italia, ha debuttato venerdì sera al Teatro alla Scala di Milano in un clima di attesa e curiosità. Qualche isolata e immotivata contestazione nei confronti della coreografa tedesca

MILANO In un'ora e quaranta di spettacolo, la coreografa Sasha Waltz ha saputo concentrare l'abusato tema del disperato amore di Romeo e Giulietta ricavandone assonanze inedite, suggestioni non banali.
Il balletto, creato nel 2007 per Parigi, ma inedito finora in Italia, ha debuttato venerdì sera al Teatro alla Scala di Milano in un clima di attesa e curiosità, premiato alla fine da convinti applausi per tutti gli interpreti se si esclude qualche isolata e immotivata contestazione nei confronti della coreografa tedesca.
Su un semplicissimo impianto scenico, una pedana praticabile che cambia diverse inclinazioni nel corso dell'azione, assistiamo a un efficace "sunto" della celebre vicenda: l'incontro di Romeo e Giulietta durante il ballo, le scaramucce fra Capuleti e Montecchi, gli scherzi della fata Mab, l'immortale "scena del balcone", il matrimonio e , infine, la grande scena di morte dei due innamorati.
Per la sua creazione, la Waltz ha scelto una partitura meno ovvia del consueto Prokofiev, preferendogli la "Sinfonia drammatica" di Hector Berlioz "Roméo et Juliette" per orchestra coro e solisti. Ha detto la coreografa: «Non lavoro mai con la musica in modo precostituito. Il movimento che genero deriva anzitutto da una pulsione, da un ritmo del corpo. La mia ricerca si basa sui movimenti organici, sulle forze che attraversano il nostro corpo e sull'esplorazione del suolo».
Diretta con saggio equilibrio, ma senza le accensioni romantiche e quasi parossistiche che la scrittura orchestrale del compositore francese solleciterebbe, la splendida partitura di Berlioz ha potuto contare sulla partecipazione di tre bravi solisti vocali, ai quali è dato di commentare lo svolgersi del racconto: il tenore Leonardo Cortellazzi, il basso Nicolas Cavallier e il mezzosoprano Ekaterina Semenchuk. Le parti dei due innamorati sono state affidate ai due creatori dei ruoli, l' energica Aurélie Dupont (Giulietta) e il mercuriale, bravissimo, Hervé Moreau (Romeo).
A loro, nel ruolo di Padre Lorenzo, si affiancava lo scaligero Mick Zeni, incomparabilmente a proprio agio anche in questo genere di repertorio (quasi un corrispettivo maschile e contemporaneo della indimenticabile Luciana Savignano). Anche il Corpo di ballo milanese, nonostante le note perplessità sollevate a suo tempo per la "eccessiva" inclinazione della pedana, ha dato il meglio.
I momenti più riusciti dell'allestimento i due, struggenti, assoli di Romeo e l'intera scena finale, con lo sdoppiamento del ruolo di Padre Lorenzo fra il basso, al quale sono chiesti anche impegnativi movimenti scenici e quasi ballettistici (chissà se avrà chiesto pure lui un indennizzo, come pretendeva il coro per una semplice gestualità aggiuntiva...) e l'atletico Zeni. Bellissimi i costumi di Bernd Skodzig, tutti giocati sul contrasto fra bianco e nero.
Suggestive le luci di David Finn. Si replica fino a martedì 8 gennaio.
Giancarlo Arnaboldi

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