Lo sfogo dei vigili di Cantù
«Noi odiati perchè multiamo»

Strigliata del comandante della polizia locale Marco Baffa: «I cittadini spesso chiedono severità per gli altri, ma sono indulgenti verso se stessi»

CANTU' Dura vita, quella del vigile urbano. O meglio, del "poliziotto locale", come bisogna dire oggi. Perché se le altre forze dell'ordine sono, in generale, rispettate o quanto meno temute dai cittadini, i "ghisa" nostrani devono invece ancora lottare con quella patina di antipatia che ogni giorno viene loro appiccicata addosso.

«La polizia locale è spesso odiosamente associata alla multa - ha commentato ieri il comandante Marco Baffa celebrando la festa del patrono San Sebastiano nel salone dei convegni di piazza Marconi - alla contravvenzione che sanziona le violazioni del codice della strada o di altre leggi e regolamenti».

«Violazioni che l'autore - ha proseguito Baffa - nel proprio intimo, e spesso in maniera plateale, autoassolve generosamente, ricorrendo con disinvoltura a paragoni con il comportamento altrui fortunatamente sfuggito alla sanzione». Come quell'automobilista che, pizzicato dai vigili dopo essere passato con il rosso, invece di ammettere il proprio errore punta l'indice contro l'altra vettura che ha commesso la stessa infrazione, ma che è riuscita a dileguarsi.

Secondo Baffa, infatti, si sta affermando una sorta di subdolo doppiopesismo: inflessibili con gli altri, permissivi con noi stessi.
«La nostra società si è incamminata da tempo verso forme di insofferenza continua - ha infatti annotato il comandante - che conducono i cittadini da una parte a reclamare sempre e di più la mano severa nei confronti dei disturbatori e, paradossalmente, dall'altra a giustificare con larga indulgenza ogni propria azione».

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