Allarme criminalità
sugli appalti pubblici

Il prefetto di Como chiede un osservatorio in vista dell'Expo. In calo i reati

L’allarme arriva dal prefetto: «Ci preoccupa l’Expo 2015». Grande occasione per il territorio (anche se Como rischia di restarne tagliata fuori) ma occasione altrettanto appetitosa per la malavita: «È un evento - ha detto ieri Sante Frantellizzi - che offre la possibilità di investimenti sostanziosi. È una torta appetitosa, e dove ci sono grandi torte da spartirsi, in genere anche la grande criminalità si organizza. Per questo stiamo valutando l’ipotesi di istituire da gennaio un osservatorio permanente su eventuali, grandi appalti».
Di criminalità organizzata il prefetto ha parlato ieri nel corso di un incontro in prefettura organizzato allo scopo di tirare le somme in materia di sicurezza.

<+G_TITOLINI>la sicurezza migliora?
<+G_TONDO>«Reati in calo», ha sottolineato, evidenziando il trend positivo registrato negli ultimi mesi anche se - ha aggiunto - «ci sono ancora troppi furti nelle case, in città come nel resto della provincia». La flessione dei reati cosiddetti predatori e di quelli contro la persona (la provincia è scivolata in un anno dal 37° al 67° nella speciale classifica dei capoluoghi più "pericolosi") è sicuramente riconducibile ai patti stretti sul territorio con le amministrazioni locali e, soprattutto, con le polizie locali, direttamente coinvolte, da qualche mese a questa parte, nelle varie riunioni del comitato per l’ordine e la sicurezza, riunitosi non di rado anche nei Comuni più remoti del territorio provinciale e che presto finirà per "coprire" anche la fetta residua di territorio che ancora non è stata raggiunta, quella cioè dell’Intelvese.

ESTORSIONE E USURA
L’incontro in prefettura è stato però anche l’occasione per presentare gli esiti di una ricerca effettuata in materia di usura ed estorsione dalla Camera di Commercio di Como. Gli iscritti di tutta la provincia hanno ricevuto 48.700 questionari comprensivi di nove quesiti, cui hanno risposto in 9054. Ildato confortante è che soltanto il 2.2% del campione, pari a 199 esercenti, ha detto di essere a conoscenza di episodi usurari o di minacce ed episodi intimidatori a scopo di estorsione, mentre soltanto l’1.09% (cioè 99 soggetti) ha dichiarato di esserne stato personalmente vittima. Ipiù colpiti sono pubblici esercizi e i titolari di attività manufatturiere. «Dobbiamo dare un segnale di presenza più forte», ha detto Frantellizzi sottolineando due dati in particolare: il fatto che il 38% di chi ha ammesso di essere stato vittima di episodi intimidatori abbia detto di non avere ricevuto «alcun sostegno dalle istituzioni» e che il 39% di chi invece ha rinunciato alla denuncia lo ha fatto per «mancanza di fiducia in risultati positivi». Nel complesso, però, usura ed estorsioni sono fenomeni ancora distanti al tessuto sociale della provincia. Lo hanno sottolineato anche il questore Massimo Maria Mazza, il comandante provinciale della guardia di finanza Rodolfo Mecarelli (che ha annunciato l’avvio di una serie di controlli anche sui fallimenti, dietro i quali potrebbe celarsi lo spettro dell’usura)e il comandante del reparto operativo dei carabinieri, il maggiore Massimiliano Rocco: «Il nostro è un territorio ancora vergine, ma che va preservato - ha detto - Oggi gli episodi di estorsione riguardano soprattutto esercenti di origine meridionale, in particolare calabresi, che in qualche caso finiscono vittime di malviventi conterranei». Frantellizzi, e con lui il questore, ha anche rilevato l’esistenza di un fenomeno nuovo, e probabilmente destinato ad acuirsi con l’aggravarsi della crisi economica: «È l’usura cosiddetta familiare - ha detto - c’è una rete capillare nel Paese che incentiva le famiglie al consumo di prodotti voluttuari inducendole a sostenere acquisti e pagamenti rateali che alla fine si rivelano più onerosi del previsto. Ecco perché finire nella mani degli usurai è più facile di quanto sia lecito immaginare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA