Allievi: «Sarà una Cantù
tutta grinta e coraggio»

Il consigliere di Acqua San Bernardo: «La squadra che volevamo, con giocatori giovani e motivati»

L’ufficio, adesso, è lo stesso del sciur Aldo. Dove - con riconosciuti carisma e disinvoltura - si sbrigavano gli affari di famiglia (l’azienda) e di cuore (la Pallacanestro Cantù). Chi ci è passato, per discutere un contratto, ancora oggi racconta di essere entrato con un’idea ben precisa di quanto volesse guadagnare e di essere uscito solo dopo aver ubbidito alle disposizioni del capo. Che ovviamente erano sempre al ribasso rispetto alle aspettative.

Roberto Allievi ha camicia azzurra, le bretelle in vista e il mezzo sigaro in bocca. La foto di papà è in una cornice d’argento sulla scrivania a fianco a quella di famiglia. Sulle pareti, pagine di giornali e immagini delle grandi imprese.

Adesso che è membro del consiglio di amministrazione della Pallacanestro Cantù - dopo tutti gli anni trascorsi a imparare il mestiere (sportivo) alla corte del padre e di giganti come Lello Morbelli e Gianni Corsolini - è da considerare come una sorta di nume tutelare di questa nouvelle vague in salsa brianzola.

Si sente un po’ il saggio della nuova società?

Non vorrei certo passare come un riferimento troppo importante. Ho un ruolo sulla base dell’esperienza accumulata e adatto a dare consigli utili in termini di gestione e organizzativi.

Non si butti nemmeno troppo giù: adesso che è prescritto possiamo svelare un segreto

Quale?

Che il contratto con Acqua San Bernardo se non è stato siglato qui dentro, poco ci manca...

Vero. La mia amicizia con la famiglia Biella ha sicuramente contribuito. Diciamo che sono stato il tramite per una sponsorizzazione che è destinata a durare nel tempo. E devo dire che la famiglia ha dimostrato una disponibilità veramente importante, non solo economica, ma anche di attaccamento e partecipazione.

In un momento, tra l’altro chiave, quando si era sospesi tra il disimpegno di Gerasimenko e un futuro a tinte fosche...

Diciamo che Antonio Biella ha dato l’esempio. E che esempio. Diventando, tra l’altro, la spinta che ha poi motivato il gruppo di imprenditori che fa capo a Davide Marson, Sergio Paparelli, Antonio Munafò e altri a far tornare la Pallacanestro ai canturini. Quello - di Biella prima e degli altri poi - furono atti molto coraggiosi. E adesso dovremo affrontare la parte più difficile.

Che è?

Rimettere in sicurezza i conti della società, ristrutturando il debito e garantendo la liquidità per la gestione corrente. E poi proiettare la Pallacanestro Cantù di nuovo verso un futuro tranquillo.

Compito non facile. Oggi come allora, quando la proprietà era targata Allievi: abbonamenti, sponsor, contratti eccetera eccetera.

Quello che noi vorremmo è che la società diventasse l’immagine più autentica di una Cantù che ha voglia di fare e di essere protagonista in Italia e, perché no?, nel futuro magari anche in Europa.

E lei non ha mai mollato il colpo, rimanendo sempre vicino. A cominciare dal rapporto con Tutti Insieme Cantù.

La Tic rappresenta il migliore dei modi di come i singoli e gli appassionati possano partecipare al capitale della società. Ne approfitto per fare un appello a tutti i tifosi che ancora non ne fanno parte perché si rendano disponibili ad acquistare anche piccole quote. Serviranno, anche queste, a sostenere il club.

Intanto qualche volto nuovo s’è visto, a partire dall’imprenditrice Ylenja Lucaselli.

Siamo ovviamente molto contenti che l’onorevole abbia partecipato alla costituzione di Cantù Next insieme ad altri imprenditori. E ci auguriamo, altresì, che la sua partecipazione sia sempre più importante e significativa.

E intanto siamo già ai prodromi delle premesse della nuova stagione. Cosa fiuta nell’aria?

Tra le persone che hanno partecipato alla presentazione al Toto Caimi e quelle che c’erano sabato a Chiavenna direi che c’è stata e c’è tanta sensibilità nei confronti della squadra.

Che però non sembra essere corroborata dalla quota abbonamenti...

Come è sempre accaduto, tutti si aspettavano di vedere la squadra. Che, peraltro, al di là della vittoria, ha dimostrato di avere quelle caratteristiche che noi avevamo chiesto a Daniele Della Fiori in sede di allestimento.

E cioè?

Un gruppo giovane, con voglia di lottare e con una forte e marcata presenza italiana, soprattutto a livello di gioventù stessa, da cui ci aspettiamo tutti molto. E già a Chiavenna la squadra ha dimostrato di essere compatta agli ordini di Cesare Pancotto. I ragazzi mi sono sembrati molto motivati, dimostrando di avere quello spirito che dovrà essere l’arma in più della nuova Cantù: ovvero un team tutto cuore e coraggio.

Quest’anno più che mai, ci sarà bisogno di tutti. Anche fuori dal campo.

Spero, infatti, che tutti i canturini colgano presto questo aspetto che si è visto in campo e che traducano il loro attaccamento in una rincorsa agli abbonamenti. Perché sono, gli abbonamenti, la testimonianza di come una squadra e una società possano rappresentare il simbolo di una città.

Dietro la scrivania, per fortuna, qualcuno ha già fatto la sua parte.

Il gruppo di imprenditori capitanato da Marson, nel momento in cui si è deciso di rilevare il club da Dmitry Gerasimenko, s’è accollato una bella responsabilità, impegnandosi in una difficile ristrutturazione del debito. Pensando, contemporaneamente, a un progetto che, per il momento, ha durata triennale, ma che è destinato a essere prolungato a lungo termine.

Che ha bisogno, però, di altre e nuove risorse...

Infatti. Quindi ogni disponibilità che sarà messa a disposizione della Pallacanestro Cantù in termini di abbonamenti, sponsor e aiuti diventerà assolutamente indispensabile a sostenere questo grande progetto.

Che tipo di reazione si attende dai tifosi?

Al pubblico devono essere chiari alcuni concetti fondamentali. La squadra è giovane e come obiettivo ha la salvezza. Ecco perché avrà bisogno di tutto l’affetto della gente per raggiungere il traguardo.

Lei è tranquillo?

Sono molto fiducioso. Perché giovani sono anche gli stranieri. Che, quindi, al pari degli italiani avranno voglia di emergere e mettersi in bella evidenza. Confermo quello che ho detto prima: il general manager Daniele Della Fiori è stato molto bravo a costruire il roster secondo i dettami della società e facendo tornare i conti anche a livello di budget a disposizione. E noi dovremo fare leva sulla voglia di arrivare di ogni singolo.

Con una certezza in panchina, che risponde al nome di coach Cesare Pancotto.

Lui è l’ideale per la gestione di un tipo di squadra come la nostra. Porta il suo enorme bagaglio di esperienza e di situazioni come queste ne già ha vissute. Ecco perché possiamo stare tranquilli, visto che uno come il nostro allenatore anche con i giovani ci sa fare. E molto bene.

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