Belinelli prende la maglia di Abass
Basile: «Io non l’avrei mai fatto»

L’ex di Cantù, che ha giocato con il campione Nba alla Fortitudo: «Inopportuno»

Quattordici anni fa, proprio di questi tempi (era il 3 dicembre 2006), Marco Belinelli giocava la sua ultima partita contro Cantù al Pianella. Era in maglia Climamio - l’allora sponsor della Fortitudo - e nell’ormai ex fortino di Cucciago i suoi 24 punti non evitarono la sconfitta alla squadra allenata da Ataman, con la Tisettanta di Sacripanti a imporsi 93-90. L’ultima in assoluta al cospetto del team brianzola è invece datata 7 aprile 2007: teatro di gara il PalaDozza, con il successo della Effe per 81-65 e 14 punti per lui.

Ora che Belinelli ha firmato un contratto triennale con la Virtus Bologna potrà tornare a giocare in Brianza - anche se sarà Desio e non più Cucciago - il prossimo 17 gennaio, in occasione del retour-match tra S.Bernardo e Segafredo. Peccato soltanto che difficilmente in quella data il palazzetto potrà spezzare le catene delle porte chiuse. E dunque i tifosi canturini non potranno rispondere presente a un appuntamento di indubbio richiamo (peraltro, già lo scorso campionato, a causa della sospensione della stagione, non si potè ammirare Teodosic perché a Desio il ritorno con le V nere non andò mai in scena...).

Di certo recuperare l’unico italiano ad aver vinto un titolo in Nba (con San Antonio nel 2014) è un colpo significativo per la serie A che in quest’ultimo biennio sembra riguadagnare credito in ambito europeo grazie alle presenze di campioni del calibro in particolare di Rodriguez, Hines, Datome, Scola, Teodosic e Delaney. Ma torniamo al “Beli” e per parlare della sua scelta abbiamo scomodato Gianluca Basile, Perché il “Baso” è stato compagno di squadra nella Fortitudo tricolore nel 2005 e perché l’allora talento emergente di San Giovanni in Persiceto era ritenuto l’erede naturale alla Effe del fenomeno di Ruvo di Puglia.

«Vero, Marco era ritenuto il mio legittimo successore - racconta Basile dalla sua casa siciliana di Capo d’Orlando -, anche se poi non andò proprio così. Perché io andai effettivamente al Barcellona, ma anche lui in seguito lasciò Bologna per avviare la carriera americana. Tornando invece all’oggi, tutto mi sarei aspettato meno il suo ritorno in Italia perché mai avrei pensato che qualcuno in serie A potesse permettersi un colpo del genere. Anche se la Virtus, in verità, ultimamente sta dimostrando di non badare alle spese...».

Una pena per i tifosi fortitudini, già delusi dalla loro squadra ultima in classifica, ritrovarsi con Belinelli all’odiata Virtus. Anche perché quando lui se ne andò via scrisse in una lettera in cui sosteneva che qualora fosse mai tornato a giocare in Italia l’avrebbe fatto soltanto alla Effe.

«Sì, ma era la dichiarazione di un ragazzo di 21 anni, alla quale non andava dato troppo peso - afferma Basile -. Comunque io non l’avrei mai fatta una scelta del genere di firmare per la Virtus. Anche se, ribadisco, la mia storia e la mia figura di fortitudino sono totalmente diverse dalle sue. Tra l’altro, Marco è cresciuto nelle giovanili della Virtus e il suo debutto in serie A è avvenuto proprio con quei colori. E, come ben sappiamo, il primo amore non si scorda mai...».

Una delle prime richieste di Belinelli da nuovo giocatore della Segafredo è stata pretendere la maglia con il numero 3 che è già sulle spalle di Abass. Al di là del fatto che Awudu per ovvie ragioni di “buon vicinato” l’ha già consentito, era proprio il caso di presentarsi accampando una tale pretesa? Anche perché Abass non è certo un ragazzino e può vantare un certo status.

Insomma, avrebbe potuto essere anche un più discreto il “Beli”, non crede? «Certo che sì e in effetti non è una bella immagine che dà di sé uno che si presenta per la prima volta nello spogliatoio. Inopportuno. Io avrei soprasseduto, forse perché non mi sono mai sentito legato a un numero. Vero che ho spesso avuto il 5, ma per esempio quando sono venuto a Cantù ho ripiegato sul 55 perché non sarei mai andato da Micov per chiedergli di rinunciare al suo 5 a favore mio. E così è stato anche l’anno dopo a Milano. Insomma, io avrei lasciato il 3 ad Abass».

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