Cantù, tra le ali grandi
nessuno meglio di “Ciccio”

Fabrizio Della Fiori è stato un “4” moderno già ai suoi tempi (dal 1968 al 1979). Altri grandi interpreti, pur con caratteristiche diverse, Pessina, Tonut, Tombolato e Bargna (il “made in Cantù”).

Primo e - non ce ne vogliano gli altri... - anche con distacco, Fabrizio Della Fiori. Classe 1951, emiliano di Formigara, “Ciccio” abbraccia 11 stagioni canturine (dal 1968 al 1979) ed è protagonista nella collezione di 8 trofei. Pur non essendo particolarmente veloce e pur dall’alto dei 204 centimetri d’altezza, in quel periodo sarebbe stato in grado di giocare anche da ala piccola. Poliedrico, con i classici movimenti da pivot, ma pure con un gran tiro frontale. Insomma, un “4” moderno, con spiccata capacità di giocare vicino a canestro, con le finte e il micidiale mezzo gancio. Eccellente il lavoro dei piedi che ha reso celebre il cosiddetto “Della Fiori move”.

A fine Anni 80, direttamente dall’Olimpia Milano, atterra in Brianza un aostano di 2.06 (per 109 chili), classe 1968 che risponde al nome di Davide Pessina. Resterà solo un paio di stagioni, ma il segno lo lascerà eccome: nel primo campionato con coach Recalcati, tiene una media di 23 punti a partita e l’anno successivo con Frates viaggia a 20 conquistando la Coppa Korac ’91. Gran talento offensivo, con quelle mani fatate e una buona impostazione sui fondamentali, il “Pes” è stato protagonista anche altrove, ma probabilmente l’apice della carriera l’ha toccato proprio nelle due annate in biancoblù.

Prodotto direttamente del settore giovanile canturino è invece Fausto Bargna, classe 1960, 2.05 d’altezza, che in prima squadra esordisce nel 1977-78 prima di essere spedito in giro a farsi le ossa per rientrare nel 1981-82 e fermarsi quattro stagioni di fila. Infine, un altro anno nel 1993-94 per un totale di 199 partite di campionato con la maglia biancoblù. Il nativo di Cantù ha vinto qui 4 dei suoi 12 trofei (può vantare la bellezza di 4 Coppe Campioni equamente distribuite tra Cantù e Milano). Baricentro basso, movimento rapido con le gambe e buon tiro frontale le sue principali caratteristiche.

Agli albori degli Anni 90, reduce da una lunga esperienza a Livorno dove era diventato un simbolo, approda in Brianza il triestino Alberto Tonut. Classe 1962, due metri tondi, fisico possente unito a una spiccata dinamicità, con Cantù totalizzerà 106 presenze, segnando 1.435 punti. Talento offensivo, ricordato soprattutto per quel suo micidiale tiro da tre dall’angolo in transizione. Curiosità: suo figlio Stefano, oggi ottimo giocatore, è nato proprio a Cantù nel 1993.

La cinquina si compone e definisce con Renzo Tombolato, sulla falsariga di Bargna in grado di giocare tra “4” e “5”. Padovano di Cittadella - così come Bosa più tardi e Simioni ai nostri giorni - classe 1955, 2.03 d’altezza, a Cantù è protagonista per 9 annate di fila tra il 1972 e il 1981 andando addirittura in doppia cifra quanto a trofei conquistati: 10 (terzo di sempre, alle spalle di Marzorati e Cattini).

Entrava prevalentemente in sostituzione dell’ala forte, molto verticale, veloce in campo aperto e grandissima elevazione, con un discreto tiro all’altezza della lunetta.

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