«Io l’unico responsabile
Pronto per altre battaglie»

L’allenatore Cesare Pancotto commenta la netta sconfitta di Cantù: «Se non hai anima, corpo ed energia per fare delle cose allora hai delle difficoltà».

Cesare Pancotto si mette davanti a tutti sul banco degli imputati. Il coach di Porto San Giorgio, nella sua regione, non cerca alibi per la brutta e pesante sconfitta della Vitrifrigo Arena. La Vuelle Pesaro ha passeggiato contro Cantù, apparsa troppo rinunciataria nella prima parte e in grossa difficoltà nel rientrare in partita. I marchigiani quasi vengono presi a modello da Pancotto che lo dice apertamente: «I nostri avversari hanno grandi meriti in questa vittoria. Pesaro gioca con agonismo, cuore ed energia, fattori indispensabili per affrontare questo campionato e questo genere di partite. Ci hanno indicato una strada con cuore, orgoglio, energia e difesa».

Cantù deve emulare questo spirito della Vuelle se vuole cacciarsi fuori da questa zona di classifica delicata. Ma anche fare di più sotto il profilo del gioco. Ed è qui Pancotto che fa mea culpa e non se la sente di additare nessuno dei suoi giocatori: «Mi sento il primo e l’unico responsabile di questa situazione, perché credo molto in questa squadra, ci credo ciecamente, e non riuscire a farle sentire l’energia, l’amore, il desiderio e la consapevolezza di lottare per un traguardo importante come la salvezza, mi dà noia. È per questo che mi sento molto responsabile. Mi dispiace per Cantù, per i tifosi, per la società, mi dispiace molto, però, questa è retorica, è cuore».

Pancotto è visibilmente arrabbiato, la sua analisi dopo la gara è spietata e non lascia spazio a dubbi. Cantù deve invertire la rotta: «Dire di essere arrabbiato è banale, avrei voluto utilizzare un’altra parola. Non si tratta di prendere gente per il collo, si tratta di capire che se non hai anima, corpo ed energia per fare delle cose, allora hai delle difficoltà, quelle che abbiamo incontrato a Pesaro. È mancato in primis l’allenatore - ribadisce Pancotto - abbiamo giocato due quarti con 55 punti, facendo 5 falli: vuol dire non interpretare. Ribadisco, mi assumo la responsabilità, non delego nessun altro. Ribadisco fortemente il concetto: credo nei miei giocatori, devono sentirsi uniti perché ci sono ancora tante battaglie. Personalmente io sono sempre pronto, ho già rimboccato le maniche per le prossime. Però credo sia importante capire quanto sia difficile lottare e giocare a questo tipo di livello».

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