Borghese: «Como, conta poco
essere belli. Meglio fare i punti»

Il difensore azzurro: «Dobbiamo portare in campo tutta l’intensità degli allenamenti»

Tre settimane senza poter giocare lo hanno, come dice lui, “logorato dentro”. Anche perchè l’inizio di stagione con il Como per Martino Borghese è stato un po’ diverso rispetto agli altri. Ottimo da una parte, quella del campo. Ma più complicato da un’altra, quella legata all’ambiente, con cui c’è un rapporto da ricostruire. Non vedeva l’ora di riprendere questo cammino, questa ricostruzione. E domenica lo ha fatto, è ripartito da dove era rimasto. Anche dal gol.

Martino, ben ritrovato. Bella ripartenza.

Sì, ci voleva. E’ stato bello essere stato subito utile, la cosa che mi ha fatto più piacere è stata aiutare la squadra a non prendere gol. Dover stare fuori è stata una mazzata, ma la colpa è mia, sono stato stupido.

In che senso?

Stupido durante la partita di Olginate a cadere nella provocazione dell’avversario, evidentemente esperto di questa categoria e forse anche abituato a esasperare un po’ certe situazioni. Io davvero l’ho solo sfiorato, non mi aspettavo una reazione del genere, e nemmeno una punizione così. Però la colpa è mia, che ci sono cascato. Ed è stato un brutto colpo in un momento del genere, dopo un inizio così positivo, dopo aver segnato due gol importanti... Mi sono sentito in difficoltà anche con Corda, che si è preso critiche per avermi riportato a Como...

Insomma, ci voleva proprio questa iniezione di fiducia che è arrivata con il Legnago...

Sì, io sono stato comunque vicino alla squadra in queste partite. Ero presente anche a Villa D’Almè e a Mantova, ovviamente. Ed era importante sia per me che per tutti ritrovare una vittoria così. Sinceramente però in entrambi i casi si è trattato di episodi sfortunati. Anche a Mantova, il pallino del gioco l’abbiamo tenuto sempre noi. Perdere così fa male, e non è stato un risultato giusto.

Torna Borghese, il mister sceglie una difesa più esperta, e il Como non prende gol. Certo, l’avversario non era dei più impegnativi, però...

Però ogni volta che si prende gol un difensore si sente un po’ morire dentro. E come per un attaccante segnare è la cosa più importante per stare bene, per noi che giochiamo dietro è soprattutto quello che conta. Finire la partita imbattuti. Anche perchè è la base su cui costruire la sicurezza, per poter andare in campo con più tranquillità e più consapevolezza delle proprio forze.

Domenica c’è un altro scontro diretto, e stavolta ci sarai.

Amo le sfide, e nel nostro girone ci sono tre squadre – Mantova, Pro Sesto e Rezzato – che insieme a noi sono tra le più forti di tutta la D. Forse le quattro più forti di tutto il Nord in questa categoria. Giocare partite così dà un grande stimolo, è ovvio. Dobbiamo ricordarci però soprattutto una cosa, che non conta essere belli ma contano i punti. I tre punti. In allenamento sembriamo dei matti per quanta intensità ci mettiamo, dobbiamo portarla tutta sul campo.

E magari, già che ci sei, potresti tentare un altro gol. Questa tua vena di bomber è una gran bella arma.

Ho sempre avuto questa caratteristica, anche in altre categorie. In particolare qui si lavora molto sulla possibilità di sfruttare le palle inattive, e ci stiamo riuscendo benissimo. Anche domenica due gol su tre sono arrivati così. Io credo di avere la capacità di intuire bene dove va la palla, per poter essere nel posto giusto.

A proposito di posto giusto, Como comincia a esserlo? Come va con i tifosi?

Io spero che la gente cominci ad apprezzarmi e ad applaudirmi, credo che le cose possano migliorare. Per me è importante, perchè qui mi sento a casa, anche con la mia famiglia. Ma per ora non ho fatto ancora nulla, non mi voglio fermare a queste prime partite. C’è tutto ancora da costruire, e ho una gran voglia di farlo.

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