Cantù e Visciglia, ora tocca a lui
«Alleno dove sono cresciuto»

Con Bucchi e Gandini indisponibili, da oggi guida la preparazione l’altro assistente

«Sono da diciannove anni a Cantù, sento tutta la responsabilità del momento ed è anche un piccolo sogno: chi non vorrebbe allenare dove è cresciuto?». Antonio Visciglia è pronto a prendere le redini della S. Bernardo Cantù, part time e finché Piero Bucchi e Marco Gandini non risulteranno negativi al tampone.

Quindi ora tocca a “Toto”, come tutti lo chiamano: è l’unico tecnico di Cantù rimasto in piena salute. Oggi sarà lui a guidare l’allenamento di ripresa con tutto il gruppo, il primo collettivo dopo il derby perso contro Milano e i giorni di libertà concessi da Bucchi. Ma dire che il suo sia un lavoro in solitaria è davvero un azzardo: «Anche in questi giorni, mi sento più volte al telefono con il resto dello staff. Io non faccio altro che riportare sul campo quello che ci diciamo».

Con un grande vantaggio, tutto dalla sua parte: «Nessuno si sta tirando indietro, tutti sono molto concentrati: nei giorni liberi, tutti sono venuti ad allenarsi in palestra. Umanamente, è un gruppo perfettamente allenabile». Se poi il quadro clinico di Bucchi e Gandini non dovesse cambiare, allora si spalancherebbero le porte dell’esordio ufficiale in panchina contro Brindisi, il prossimo 3 aprile: «Non corriamo, andiamo per gradi. Il mio auspicio è che lo staff si riprenda e che possa presentarsi al gran completo per la prossima partita: sarebbe l’ideale per i giocatori e per tutto il gruppo squadra. In caso contrario, mi farò trovare pronto. Ci penso? Il pensiero c’è, inevitabilmente. Ma la mia speranza è che si negativizzino tutti, compreso Gaines, perché la squadra ha la priorità su tutto, ovviamente anche sulle mie aspettative o sui miei sogni».

Rimasto per precauzione escluso dalla sfida del Forum, Visciglia ha ammirato lo spirito dei giocatori di Cantù: «Sono stati bravissimi a farsi trovare pronti. Non era scontato: hanno capito la situazione di emergenza e hanno giocato con il cuore. Leunen poi si è calato con entusiasmo nel doppio ruolo di giocatore-allenatore, ha provato a fare del suo meglio in una condizione complicata».

E la squadra come sta? «Bene, purtroppo quest’ulteriore complicazione non ci voleva però. In allenamento avevamo un ritmo altissimo, si erano raggiunte un’intesa ideale e una chimica di squadra eccezionale. Il nostro obiettivo, nei prossimi allenamenti, sarà non disperdere quel tipo di coesione: dobbiamo restare su quei livelli».

Anche perché, dopo Brindisi, il calendario propone le sfide che Cantù deve provare a vincere per la salvezza: «Credo che ora possiamo davvero giocarcela contro tutte, perché i valori e la voglia non mancano».

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