Il Canturino e la maglia azzurra
Bagatin come Fancellu e Bagioli

Lo storico club gialloblù ha un ottimo rapporto con la Nazionale juniores

Il Mondiale, l’appuntamento clou di categoria (e non solo), rappresenta l’obiettivo ultimo. Per arrivarci preparati, però, c’è davvero tanto da fare, complice un 2020 nel quale di gare su strada non se ne sono ancora viste e un movimento internazionale che nonostante ciò tende a confermare, almeno fino a prova contraria, la corsa iridata nelle modalità consuete.

Da questa considerazione, la scelta di promuovere un raduno in altura a Livigno per i migliori Juniores dello Stivale è stata quasi obbligata, con l’inserimento di Christian Bagatin del Club Ciclistico Canturino 1902 nella lista dei 12 convocati dal coordinatore nazionale Davide Cassani a certificare quanto il corridore della società di Cantù sia ormai considerato sullo scacchiere tricolore.

«Il commissario tecnico – dice Andrea Arnaboldi, direttore sportivo del Canturino 1902 - ha deciso di fare il ritiro a Livigno con il gruppo dell’anno scorso. Quest’anno, non avendo ancora corso, il ct non avrebbe potuto scegliere corridori alla cieca. Ora il nostro Bagatin dovrà essere bravo a guadagnarsi il posto per gli appuntamenti di settembre e più che altro per il Mondiale, sempre ammesso che lo facciano».

Nel recente passato, il Canturino ha regalato alla selezione azzurra giovani di prospettiva come Alessandro Fancellu (bronzo al Mondiale 2018 e ora Under 23 con velleità di professionismo già al prossimo anno), Andrea Bagioli e Ottavio Dotti, tanto per citare i più recenti. Seguendo questa scia, Bagatin ha tutte le possibilità di fare bene, ancorché per restare nel giro dovrà davvero mettercela tutta. «La convocazione prevede 12 atleti, mentre al mondiale andranno in sei. Questo significa che la metà di loro sarà scartata. Durante il ritiro (che si svolgerà dal 20 al 31 luglio) dovrà dimostrare di essere all’altezza delle aspettative sia fisicamente sia caratterialmente. Ne riparleremo, dunque, se ce la farà a rimanere nel gruppo dei migliori. Ammesso, e mi ripeto, che si possa tornare a correre», conclude Arnaboldi.

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