Quando Riva andò a Milano
«Da rivale quanta amarezza»

Il bomber ricorda i giorni del trasferimento più contrastato della storia del club canturino

Un trasferimento a certe cifre a sei zeri che, nel 1989, fece scalpore: fu così che Cantù, cedendolo all’Olimpia Milano, si privò di Antonello Riva, il figliol prodigo, il suo giocatore più forte. Un’operazione che calamitò l’attenzione mediatica sul mondo del basket: circolavano cifre importanti, si parlò di 7-8 miliardi per il cartellino, più il prestito di un giocatore.

Se la società si garantì ossigeno, per i tifosi fu alto tradimento. Quei soldi consentirono a Cantù di rimanere protagonista in Italia e in Europa ancora per qualche anno, prima della retrocessione in A2. E di vincere ancora una Coppa Korac nel ’91.

Domenica c’è Milano-Cantù e Antonello Riva ha rivissuto le tappe di quella vicenda clamorosa.

«Ogni anno trattavo con Cantù il rinnovo. Quella volta, dopo una stagione da 31 punti di media, non se veniva a una e mancavano 48 ore alla fine del mercato per i Nazionali. Milano mi voleva, Morbelli sondava la mia disponibilità. Ero a Montecatini, con la Nazionale, e piombò in ritiro Corsolini in persona per annunciarmi che la società non avrebbe potuto assecondare le mie richieste economiche e che c’erano Verona e Milano pronte a prendermi. Cosa avrei dovuto fare? Chiunque oggi sceglierebbe una grande squadra… Poi Cantù, nel gioco delle parti, fu abile a dire pubblicamente che ero io a volermene andarmene: non era esattamente così, ma capii le loro parole».

Apriti cielo. Rivolte popolari, ultras e tifosi inferociti, vandalismi contro la sede, scritte sui muri, una città incredula sul fatto che Riva andasse a giocare proprio a Milano: «Il ricordo meno bello fu alla prima partita contro Cantù: ci rimasi male per i fischi e i cori dei tifosi. Insomma, qualcosa pensavo di aver dato, giocando in ogni condizione fisica, anche molto precaria. Per me poi era stimolante giocare con il pubblico contro e venivano fuori partite clamorose. Come quando Diaz Miguel mi chiese di non infierire…».

Come se non bastasse la notizia dell’accordo Milano-Cantù per Riva, arrivò la notizia del prestito di Premier: «Che non aveva alcuna intenzione di trasferirsi a Cantù, dove era odiatissimo. In più aveva già un mezzo accordo con Roma. Rimase in sede un giorno intero, alla fine non se ne fece nulla».

Alla fine, quei quattrini garantirono alcune stagioni importanti a Cantù: «Si parlò di 8 miliardi, ma io non ho mai visto le prove. Io però sono sempre stato riconoscente a Cantù, sono anche felice di aver aiutato la mia società ad avere un’entrata così importante. Così come sono felice per la riconciliazione che avvenne nel ’98, quando tornai a giocare a Cantù».

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