Riva su Gaines: «Il quarantello?
È così. Quando arriva, arriva»

L’indimenticato Bomber di Cantù giudica l’impresa dell’americano contro Milano

«Segnare 40 punti o anche di più? Impossibile da prevedere, il “quarantello” quando arriva, arriva». Solo con la maglia di Cantù, Antonello Riva - il re dei bomber italiani – ci è riuscito ben sette volte. Quaranta punti in una partita, un club ristrettissimo: negli ultimi trent’anni c’erano riusciti, prima di domenica, solo “Nembo Kid”, quattro volte Pace Mannion (con una punta di 50 punti) e, ormai 25 anni fa, Michael Curry.

Frank Gaines ha rinnovato questo exploit segnandone 44 contro Milano in 31 minuti. «È stata una bella performance – ammette Riva – e quando succede ovviamente non è mai studiata a tavolino. Il “quarantello” quando arriva spontaneamente, magari quando meno te lo aspetti».

Devono ricorrere però alcune condizioni: «Succede senza un perché: alzi le mani e la palla entra sempre. Dev’essere un momento in cui sei in fiducia e stai bene fisicamente. Quando giochi, difficilmente pensi a questo traguardo, non sai mai se sei a 26 punti o a 32. Immagino che anche Gaines non si sia messo a fare conti durante la partita, perché in campo tutti pensano esclusivamente a quello che va fatto per il bene della squadra e alle richieste del coach».

Ma alla sirena di solito che succede? «Tutti vanno a vedere le statistiche personali. E fa ovviamente piacere constatare di aver segnato più di 40 punti».

Un brivido che Riva ha provato molte volte nel corso della sua grandiosa carriera. A Cantù, in ben sette occasioni: «L’ultimo “quarantello” contro Imola è quello che ricordo con più piacere. Era il 2000, fu un anno durissimo ed era la prima volta che lottavo per non retrocedere. Battemmo Imola e fu una performance importante perché pochi giorni dopo, il 10 aprile, a Reggio Emilia avrei superato il record di punti segnati in A, che apparteneva a Oscar. Quei 41 punti mi aiutarono a battere quel record già in quella stagione. E ci togliemmo un peso, visto che ci salvammo».

Se i “quarantelli” non possono essere pianificati, è anche vero che – quando la situazione lo permette – si può fare di tutto per arrivarci: «Quando feci il record di punti in Nazionale contro la Svizzera, io e Nando Gentile ci mettemmo d’accordo, all’insaputa del ct Gamba. Allora la Svizzera era un’avversaria “morbida”, volevamo provarci. Ma Gamba si accorse del giochetto e, quando arrivai a 46 punti, mi tolse dal campo…».

Imprese così, però, sono diventate merce rarissima nel basket moderno: «La fisicità aumenta, così come velocità: ormai pochissimi riescono a stare in campo 40 minuti, il che abbassa le chance di riuscirci. Ma, oggi come ieri, è sempre di una grandissima impresa».

Riva non ha assistito al derby, ma ha seguito da vicino la rinascita sportiva e societaria di Cantù: «Faccio i complimenti a tutti, a Brienza e ai giocatori: sono sempre riusciti a mantenere un filo conduttore da grandi professionisti. Poi il plauso va fatto a coloro che si sono prodigati nel portare a termine questo passaggio di proprietà, in primis Biella che ha portato entusiasmo e credibilità. Ero terrorizzato all’idea della scomparsa di Cantù, invece vederla a un passo dalla vittoria contro Milano mi ha dato una grande gioia. I playoff? Sarebbe bello, ma il miglior risultato Cantù l’ha già ottenuto: avere un futuro».n 

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