Un ospedale costruito nella palude

Leggo l'articolo «Autosilo del Sant'Anna, spunta la muffa».  Non c'è da meravigliarsi che in una struttura completata da soli 13 mesi possano verificarsi infiltrazioni d'acqua con comparsa di muffa.
L'ospedale sorge su una zona paludosa, alla confluenza di 3 torrenti. Il vostro giornale ha seguito con attenzione tutte le fasi di progettazione, riportando sempre, correttamente e con dovizia di particolari, anche il dibattito che aveva suscitato la scelta dell'insediamento. Una delle critiche che venivano da chi era contrario era legata al rischio di non riuscire a contenere gli effetti della presenza d'acqua.
Sono andato a rileggermi una frase tratta dalla relazione geologica allegata al progetto: «…cautele durante lo sviluppo della fase progettuale del complesso ospedaliero in quanto la presenza di acqua potrebbe indurre problemi di stabilità dei fronti di scavo e se non idoneamente drenata andrebbe a sommergere i piani interrati della struttura…».
Purtroppo, come insegna anche in questi giorni tragicamente la Liguria, i pareri dei geologi rimangono spesso inascoltati.
Non voglio essere una Cassandra ma, sempre dal punto di vista idrogeologico, terrei d'occhio il torrente Valgrande,  il cui corso venne deviato per costruire l'ospedale Sant'Anna.

Enzo Tiso
San Fermo

Nel riportare la notizia della muffa nell'autosilo del nuovo Sant'Anna abbiamo dato spazio alla segnalazione di una lettrice comasca che ci aveva scritto meravigliata. Le sue considerazioni, gentile lettore, completano il quadro. L'abbiamo detto più volte, il nuovo ospedale è un'opera realizzata in fretta, e la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Speriamo che si tratti di magagne rimediabili.
Ben più serio mi pare il suo richiamo a tener d'occhio il Valgrande. Lei ha ragione, deviare i corsi d'acqua non è mai un buon affare, perché prima o poi tendono a riprendersi ciò che è stato loro sottratto. Tocchiamo ferro.


Pier Angelo Marengo
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