Il cemento non è una spugna

Il pensiero è rivolto agli amici liguri che affrontano la forza della natura. E riflettono sull'inettitudine umana. Sì, perché il cemento non è una spugna, nonostante i nostri amministratori continuino a pensare che sia dotato della proprietà di assorbire i liquidi.
Nessun luogo, nessun territorio sembra trovar scampo. Come se lo sviluppo delle nostre regioni abbia come binario obbligato le inevitabili colate di cemento. Anche qui, a Como succede la stessa cosa. Si costruisce dappertutto; su ogni zona, su ogni area, su ogni spazio. Persino sulle superfici instabili da un punto di vista idrogeologico. Poco importa che cosa si edificherà; se scuole, ospedali, abitazioni. E chi qui ci vivrà o lavorerà. Costruire, cementificare, costruire e cementificare. Ciò che importa è il profitto.
Poi comincia a piovere, fenomeno meteorologico, quest'ultimo, forse ancora ignoto a politicanti e amministratori. Gli effetti di precipitazioni prolungate su territori coperti da alti e massicci strati di cemento si possono osservare benissimo nel Comasco così come nel canturino. Allagamenti, esondazioni, disgregazioni e squarciature del mal realizzato sistema stradale. E quando la dissennata e sconsiderata speculazione edilizia travolge luoghi e ambienti precari, allora ecco la Liguria. Ecco la catastrofe.

Giuseppe Emilcare
Como

Chi è oggi preposto al governo del territorio ha la responsabilità di quel che potrà accadere nei prossimi decenni e diventa arbitro del futuro dei nostri figli e nipoti. Per questo è indispensabile porre un freno all'abnorme consumo di suolo e garantire il rispetto di tutte quelle regole - che pure ci sono - finalizzate a prevenire il dissesto idrogeologico. Soltanto così potremo scongiurare futuri disastri.
Bisogna evitare di approvare provvedimenti di riduzione delle fasce di rispetto e delle distanze da criticità potenziali come fiumi e torrenti, e soprattutto bisogna aver ben presente che la memoria della terra è molto più lunga della nostra.

Pier Angelo Marengo
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