La Sicilia non resterà un caso a sé

Politici di professione, voi che avete i soldi in Svizzera o alle Cayman, voi che avete spolpato l'Italia, siete arrivati al capolinea. La gente normale rifiuta la vostra politica di malaffare, di sperperi, intrallazzi, arricchimenti facili, familismi e clientelismi, false riforme. Ringraziate Grillo che vi fa da "parafulmine" contro l'ondata gigantesca del rigetto dei cittadini onesti verso la malapolitica. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Del resto lo avete creato voi, coi vostri comportamenti, e se anche vi ha portato via un sacco di voti in fondo non vi nuoce più di tanto, perché ingloba nel sistema (democratico?) il malcontento e la protesta popolare contro la "casta", che potrebbe altrimenti sfociare in qualcosa di più pericoloso.

Giovanni Dotti


Era chiara da tempo l'insofferenza dei cittadini. Dalle elezioni comunali dell'anno scorso a Napoli e Milano, per esempio. La risposta dei partiti, affidato il governo a Monti per dichiarata incapacità, avrebbe dovuto consistere in una serie di riforme costituzionali e nella revisione della legge elettorale. Né l'una né l'altra idea ha attecchito. La vera antipolitica è stata la politica del non far niente. L'esito è un sistema che non si regge più. Pareva, ai meno pessimisti, solo indebolito. Invece è prossimo alla scomparsa. Ne avremo certificazione alle politiche dell'anno venturo, che siano alla fine dell'inverno o all'inizio della primavera, poco importa. La Sicilia non è un caso a sé: è la conferma d'una tendenza che continua. Se ne avvantaggeranno grillismi e neogrillismi, non un Paese ridotto allo stremo. Che pone domande e non trova risposte.

Max Lodi

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