Immobilismo più granitico anche del muro

Il lago oscurato, un pasticcio figlio di una gestione politica vecchia e clientelare

Quando ero ragazzo, vicino a casa nostra veniva in villeggiatura una famiglia dalla vicina Metropoli, che noi chiamavamo semplicemente "i milanesi".
Era un incontro di culture fortemente contrastanti: la nostra, comasca e provinciale, fatta di riservatezza, pragmatismo, pudore ed attenzione a non apparire; la loro di esuberanza ed ostentazione. Noi giovani subivamo il forte fascino esercitato da questo stile di vita e di pensiero del cosiddetto "Benessere".
Quando ne parlavo con mio padre, mi invitata ad osservare che non tutto ciò che luccica è oro e che l’apparenza inganna. Con un detto tipicamente dialettale che esprime perfettamente il punto di vista del comasco: "danne a chi ride e togline a chi piange".
Trovo che il medesimo ragionamento sia applicabile alla odierna vicenda fantozziana del muro di Como: i nostri amministratori, ideologicamente figli di quel leader milanese, sempre pronti ad annunciare con mega party, lustrini, paillettes, fuochi d’artificio, opere ed eventi. A distanza di breve tempo sempre regolarmente smentiti.
E’ la strategia dell’apparire e non dell’essere, della forma priva di sostanza. Nel loro operare non c’è traccia della nostra cultura.
Mi torna in mente una lontana sera in cui passai dal mio carissimo zio per un saluto, e lui mi offrì un caffè rigorosamente corretto grappa, perché serve a digerire. Quando mi vide rapito davanti al televisore, incantato dalle parole del Cavaliere, che elargiva consigli per una imminente tornata elettorale, seduto ad una scrivania perfettamente in ordine, in cui il regista sapientemente inquadrava la foto della moglie e dei figli sorridenti (allora non c’era ancora la "privacy"  a rassicurarmi sulla sua indubbia moralità) , ebbene mio zio mi prese per un braccio, con la sua poderosa mano, e con voce possente e rigorosamente in dialetto, mi disse " non ascoltare quel Bauscia milanes". Grazie zio per avermi salvato.
Enrico Vimercati

(gi.gan.) Gentile Enrico, grazie per l’aneddoto. Riflettendoci, posso aggiungere che Berlusconi è tutt’altro che una meteora. E’ il simbolo dell’antipolitica e per 15 anni ha vinto e perso, ma ha trovato un solido consenso e ha contribuito alla modernizzazione del nostro paese. Il pasticcio del muro di Como è invece figlio di una gestione politica vecchia, clientelare, incline alla chiacchiera. A Como l’immobilismo amministrativo è più granitico anche del muro.

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