Cara provincia
Martedì 15 Aprile 2008
Indovina chi viene a cena a Fino Mornasco
La vendita di un'abitazione rifiutata a persone di colore
Cara Provincia,
secondo te è possibile nell’anno 2008 in un paese della nostra provincia (Fino Mornasco) rifiutare la vendita di un’abitazione a delle persone in quanto di colore? La risposta a questa domanda io già ce l’ho ed è: sì.
Non si tratta né di clandestini, né di avanzi di galera ma di persone perbene che abitano in Italia da circa 10 anni e si guadagnano da vivere lavorando regolarmente e onestamente. Ovvio, tutto questo non è sufficiente per poter comprare casa. Il proprietario ha fatto intendere molto chiaramente che la vendita di una porzione dell’immobile ad una famiglia di colore avrebbe svalutato il valore dell’immobile stesso.
Credo, purtroppo, che non saranno tante le persone che come me si vergognano per simili atteggiamenti; questo è il mondo in cui viviamo e sempre di meno ci battiamo perchè migliori.
Non so cosa sia servito scriverle, l’ho fatto perchè più che un aiuto vorrei un suggerimento, un consiglio, delle semplici parole che ancora non ho trovato da girare a queste due persone deluse e ferite da questa vicenda.
Valentina Francesconi
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Cara signora Valentina, ha fatto bene a scrivere. Lettere come questa, che non si avvitano sui luoghi comuni ed anzi invitano a riflettere sul nostro (discutibile) grado di civiltà, sono perle preziose. La motivazione del padrone di casa è tutt’altro che convincente, anzi ci pare proprio povera. Ma non dobbiamo far finta di non sapere che molte persone la pensano come lui. E’ spiacevole che una famiglia perbene come quella che lei descrive debba incassare e digerire una risposta così.
Non ci facciamo una bella figura di fronte a chi, giorno dopo giorno, si rende orgogliosamente degno d’essere italiano pur arrivando da paesi lontani. Non ci facciamo una bella figura neppure davanti allo specchio, noi così tolleranti e democratici, così aperti e inclini alla commozione. Ma soltanto a parole, soltanto al cinema, soltanto quando dobbiamo giudicare gli altri.
In questi anni, nei nostri territori siamo testimoni di una multirazzialità balbettante e imperfetta. E in questi riti di passaggio è disarmante ma non così incredibile che si registrino situazioni come quella che lei descrive. Siamo vent’anni più lenti degli americani, siamo prigionieri della diffidenza che ci rende aridi. E che ci impedisce di distinguere - guardandole negli occhi - le persone perbene da quelle che non lo sono. Chieda scusa anche da parte mia ai suoi amici e dica loro di tenere duro. Ce la faranno, forse ce l’hanno già fatta. Da noi, il film «Indovina chi viene a cena» dovrebbe essere proiettato nelle scuole.
Giorgio Gandola
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