Possibile che fosse inquinata soltanto la Ticosa?

Delle aree di altre tintostamperie nessuno parla

Cara Provincia,
nell’area della Tintoria Ticosa è stato trovato di tutto.
Prima amianto, ora idrocarburi, piombo, arsenico ed altro ancora. Come mai nell’area di altre tintostamperie e mi riferisco alla Ambrogio Pessina, Bruno Pessina, Castagna (forse la più antica fabbrica di Como), La Colora, dove oggi sorge un asilo infantile e durante l’ultima guerra la Maserati costruiva batterie al piombo, non sono state riscontrate contaminazioni di alcun genere? Aree pulitissime? Inoltre, la zona dei giardini di via Anzani, dove sorgevano i "pozzi neri", è stata forse bonificata?
Si vogliono forse far pagare al contribuente comasco picche e ripicche politiche? Gira e rigira, non pagano i componenti della giunta, ma i pensionati e operai comaschi e tutti gli altri.

Giovanni Guffanti
Como

Gentile lettore,
la materia è estremamente complessa e ha avuto una serie di evoluzioni restrittive nel corso degli anni. Nel dettaglio le competenze in materia di inquinanti nel sottosuolo, fino al 1999 erano attribuite soltanto all’Asl che applicava il "Regolamento locale di igiene". Il titolo IV prevedeva infatti le norme per le bonifiche del sottosuolo.
È datato 1997 il decreto Ronchi, entrato in vigore nel ’99 che prevede la stesura dei cosiddetti "piani di caratterizzazione" che prevedono l’intervento sia dell’amministrazione comunale sia di Asl e Arpa. Da pochissimo proprio su questo tema e, in generale, sui progetti di recupero, si segue la procedura della "Vas" (valutazione ambientale strategica) che di fatto raggruppa tutte le analisi e le operazioni di bonifica da inquinanti di vario tipo.
Questo per dire che la legge - oltre che il buon senso - prevede che le aree, prima di essere utilizzate, vengano "pulite" da qualsiasi tipo di inquinante. Le domande e gli esempi del passato che lei pone sono spunti molto interessanti e le assicuro che recuperare le autorizzazioni e i piani di smaltimento degli inquinanti non è cosa facile.
 Le garantisco, però, che lavoreremo su ogni singolo progetto per andare a vedere, nel dettaglio, quello che è stato fatto per garantire a chi oggi frequenta quelle zone, vivendo o lavorandoci, che da sotto terra siano stati tolti tutti i veleni rimasti intrappolati per anni. La maxi bonifica della Ticosa è non solo utile, ma fondamentale per garantire ai futuri residenti (ma anche agli attuali) che tutti i possibili centri di malattie siano rimossi. Del resto con l’amianto, come testimoniano migliaia di lutti in Italia, non si scherza. Lo stesso vale per tutti gli altri veleni, dall’arsenico al piombo, ai pcb.

Gisella Roncoroni
[email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA