CRV - 'Larte del labbacho', a cura di Quirino Bortolato, Edizioni Erickson

(Arv) Venezia 14 mar. 2022  - È stato presentato oggi a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, ‘Larte del labbacho’, noto anche come Aritmetica di Treviso. È uno studio di Quirino Alessandro Bortolato, con la collaborazione di Camillo Bortolato, sull’incunabulo dato alle stampe nel 1478 nella capitale della Marca Trevigiana, edito da Erickson. Il testo, proposto per la prima volta in traduzione italiana, tratta principalmente degli algoritmi di calcolo scritto (addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione) per la soluzione dei problemi commerciali.

Il presidente del Consiglio regionale del Veneto,  Roberto Ciambetti , ha introdotto la presentazione ricordando come “oggi si celebra il giorno della matematica e del pi greco. E proprio oggi presentiamo questo volume che costituisce il primo libro di matematica stampato al mondo ed è tra i primi testi e manuali scientifici stampati con la chiara intenzione divulgativa. ‘Larte del labbacho’ è una pubblicazione costituita da sessantadue pagine non numerate. L’impostazione didattica appare evidente ed è importantissimo notare un dato: quel libro fu pensato e scritto in lingua veneta, indirizzato a chi praticava i commerci e dunque aveva bisogno di una chiara dimestichezza con il calcolo”.

“‘Larte del labbacho’ costituisce uno spartiacque – ha spiegato Ciambetti - Chiude l’era della matematica medioevale, quella dei grandi studiosi arabi e di Leonardo Fibonacci, l’era della rinascita delle scienze esatte, e apre ai nuovi tempi e alla nuova scienza, che vede nella figura di Luca Pacioli, ancora una volta a Venezia, e ancora una volta con la stampa di quello che sarebbe diventato un best-sellers dell’epoca, uno dei primi punti di riferimento”.

“La sera dell’11 agosto 1508, il frate francescano Luca Pacioli, amico stimato di Leonardo da Vinci, tenne la lezione inaugurale dell'anno scolastico per la Scuola di Rialto, presso la Chiesa di San Bartolomeo, di fronte ad un pubblico, circa 500 persone, composto di teologi, filosofi, medici, letterati, artisti e illustri veneziani, tra cui una vasta presenza di mercanti – ha ricordato il presidente del Consiglio - Un successo straordinario. Venezia e il Veneto, e la loro lingua, si trovavano al centro, non solo di un ricco sistema produttivo, economico-commerciale, ma anche di scienza, ricerca e formazione. Vi era un legame strettissimo tra ricerca, innovazione, formazione ed economia avanzata. E in questo contesto, in pieno Rinascimento, un ruolo strategico veniva ricoperto dai mercanti, che stavano vivendo e scoprendo il nuovo mondo, trovandosi di fronte a problemi di proporzione, tra cui baratto, cambio valuta, intermediazione e sconto. Si capisce quindi il motivo per cui, dall’ultimo quarto del Quattrocento in poi, i ceti produttivi veneziani e quanti ruotavano attorno a Venezia davano molta importanza allo studio della matematica e dei problemi complessi: avevano capito che il mondo stava cambiando, che le nuove rotte commerciali ponevano nuovi problemi, mentre nuove potenze geopolitiche s’affacciavano prepotentemente alla storia. Ma in quel mondo che andava cambiando non è un caso se proprio in Veneto, a Treviso, viene prodotto un prezioso incunabulo, il primo manuale di matematica”.

“La lezione che giunge da quei tempi è chiara: i mercati e le sfide economico- produttive del nuovo mondo si affrontano e si vincono con la ricerca, la cultura e la sinergia tra ceti produttivi, classe dirigente e mondo del sapere – ha evidenziato Roberto Ciambetti – Da qui, il coraggio di affrontare i mutamenti con scienza e coscienza: un coraggio che salverà Venezia dopo l’episodio tragico della Lega di Cambrai e che giunge a noi come straordinaria lezione e momento di riflessione, anche alla luce dei giorni amari che stiamo vivendo. Sicuramente, ‘Larte del labbacho’ è stato uno strumento prezioso a disposizione di quanti commerciavano a livello mondiale, che li ha aiutati a fare affari e a far progredire il nostro territorio”.

L’autore dello studio,  Quirino Alessandro Bortolato , ha spiegato di essere stato mosso “dalla grande passione giovanile, di studente del liceo scientifico, per i numeri e per ‘Larte del Labbacho’ in particolare, che costituisce appunto una congerie di numeri. È stato il primo libro di matematica a stampa: per la prima volta, la matematica fece ingresso nelle nuove tecnologie. Fu un’opera molto richiesta dal territorio, che aveva l’esigenza che circolasse ‘qualcosa di matematico’. Ho cercato, spinto dalla mia folgorazione giovanile, di tradurre questa congerie di numeri, di per sé difficilmente comprensibile, per far capire in modo semplice e chiaro cosa avesse voluto comunicare l’ignoto autore. Ma nel mio studio c’è anche il tentativo di spingere la politica a riscoprire e a investire in cultura e in un modo nuovo di insegnare la matematica”. L’autore ha infine chiarito come “contrariamente alla storica contrapposizione tra matematica e religione, in realtà sono stati molti i preti che si sono interessati alle scienze matematiche”, e ha lanciato un appello “il Prosecco e le Colline di Conegliano e Valdobbiadene hanno ricevuto il riconoscimento Unesco anche grazie a un ‘sottofondo’ matematico, ai conti fatti bene dagli agricoltori nel commercializzare i loro prodotti. Da qui un suggerimento: anche ‘Larte del labbacho’ e, più in generale la didattica della matematica, potrebbero ricevere il riconoscimento di patrimonio immateriale Unesco”.

Camillo Bortolato , che ha collaborato allo studio, ha sottolineato come “questo libro è molto attuale, piacevole da leggere, adatto a tutti, utile soprattutto in questo momento storico in cui si assiste a un vero e proprio smarrimento nei confronti della matematica: l’opera restituisce il vero senso di questa scienza e permette a ciascuno di noi, bambini compresi, di coltivare l’intelligenza che ognuno ha dentro di sé, senza sentirsi in difetto”.

Giuseppe Degara , Editore Erickson, ha ringraziato “il Consiglio regionale del Veneto per l’opportunità di presentare oggi questo volume che presenta una grande importanza pedagogica e culturale e che sicuramente rende onore al Veneto, a Venezia e a Treviso”.

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