Chi ha davvero vinto la guerra contro il coronavirus

Tra speranze e paure, ribellioni contro la cattiva reputazione di una fialetta piuttosto che di un’altra, facendo il tifo per il monodose che, appunto, si fa una volta per tutte, soffrendo per il braccio dolorante, per la nottataccia di febbre, il mal di testa e l’affaticamento, quasi tutti, ormai, siamo arrivati al traguardo del vaccino o ci arriveremo abbastanza presto.

Ognuno di noi ha diritto a cullarsi la sua bella opinione sui vaccini come su qualunque altra cosa, ma uno sguardo generale sulla situazione rivela un dato piuttosto preciso: i vaccini stanno funzionando e, aspetto non secondario, ciò che ha sorpreso il mondo scientifico e non solo è che stanno funzionando a livelli inaspettati. È accaduto quel che accade spesso durante le guerre: sotto pressione per produrre risultati, la ricerca tecnologica li produce in fretta e di portata tale da assicurare progressi eccezionali. Nel caso delle guerre, i progressi ottenuti nel settore degli armamenti consentono di sopprimere più vite in meno tempo (e con meno rischi per chi le sopprime); nel caso della pandemia, al contrario l’accelerazione scientifica ha permesso di salvarne molte in un periodo relativamente ristretto.

La tecnologia che, al momento, sembra uscire trionfante dalla battaglia contro il Covid è quella denominata mRNA, impiegata in particolare nei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna. Un trionfo tale che la medicina ora guarda a mRNA come alla nuova grande promessa del settore. Un progresso, si legge in alcuni testi scientifici, paragonabile a quello che si ebbe nell’elettronica con la transizione tra le valvole e i transistor e i microchip. La nuova tecnologia permetteva di fare quel che faceva quella originale ma meglio, più velocemente e in modo più economico. Secondo molti, la tecnologia mRNA comporterà un balzo in avanti altrettanto importante. La velocità con cui si potrebbero “costruire” vaccini, in futuro, rappresenta una possibilità straordinaria: non solo per affrontare pandemie simili a quella del Covid, ma anche nei confronti di malattie finora ignorate dall’industria farmaceutica come la febbre di dengue e la febbre di Lassa, entrambe provocate da virus.

Al momento sono allo studio almeno sei vaccini mRNA contro la normale influenza e lo stesso numero per l’Hiv. Altrettanto veloce della ricerca corre, naturalmente, il denaro: il successo del vaccino anti-Covid ha scatenato nel settore una vera e propria “febbre dell’oro”: compagnie piccole e grandi che si occupano di mRNA hanno visto moltiplicarsi gli investimenti e ci sono state acquisizioni per centinaia di milioni di euro.

Quando si parla di salute, ovvero della pelle delle persone, fa specie sapere che per qualcuno è sempre e forse soltanto una questione di denaro, ed è anche vero che, nel mondo, l’accesso alle cure conosce squilibri e ingiustizie vergognosi. Però, quando abbiamo il mal di testa o il mal di denti, in fondo ci sta bene che qualcuno abbia investito nel paracetamolo come nell’acido acetilsalicilico e sia in grado di mettercelo a disposizione in formato pillola. Non viviamo in un mondo perfetto, si sa, e contro i suoi difetti non c’è vaccino che tenga. Ma qualche volta, a dispetto nel nostro scetticismo e in barba al pessimismo, esso ci offre un tonico di speranza.

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