Il gioco per sentirsi intelligenti tre minuti al giorno

Che ci crediate o no ci sono milioni e milioni di persone che non hanno guardato neanche un minuto, che dico?, un secondo del Festival di Sanremo. Snob? Bastian contrari? Intellettuali con la puzza sotto il naso? Niente affatto: si tratta di quella curiosa fetta di popolazione mondiale non italiana.

Fuori dai confini nazionali molti si lasciano sfuggire senza pensiero i gorgheggi di Giusy Ferreri, ostentano sovrana indifferenza per l’aspetto di Achille Lauro e se incontrano una Zanicchi per strada le concedono l’attenzione che di solito si riserva ai paracarri. Questo nonostante per anni, attraverso la sigla dell’Eurovisione trasmessa in apertura di diretta Rai, ci abbiano fatto credere che il mondo attonito si fermava all’unisono per assistere al Festival della canzone italiana.

Peggio per loro, verrebbe da dire: barbari erano e barbari restano. Privi del sostegno di Highsnob e Hu vagano senza direzione nelle nebbie del mondo. A noi illuminati punge però curiosità: se non guardano (e commentano) Sanremo, che fanno? Semplice: giocano a Wordle .

Trattasi di un gioco enigmistico online di recentissima invenzione. Lo dobbiamo a un programmatore gallese, Josh Wardle, che ha battezzato il gioco unendo il suo cognome al lemma inglese per “parola”: “word”.

Il gioco è disponibile solo in lingua inglese ma la sua semplicità lo rende praticabile anche a chi non è madrelingua. L’obiettivo è di indovinare una parola di cinque lettere in sei tentativi al massimo. Si sceglie una parola a caso e la si digita: in risposta, Wordle illumina di verde le lettere che cadono nel posto giusto e di giallo quelle che, pur presenti nella parola da indovinare, sono state collocate nella casella sbagliata. Un po’ di logica e un po’ di fortuna e in sei tentativi si hanno discrete chance di indovinare. Se non ci si riesce, non si può rigiocare subito: occorre aspettare il giorno dopo quando una nuova parola “segreta” verrà impostata dal programmatore.

Wordle è quello che si dice un fenomeno “virale”. Il primo novembre scorso, al lancio online, ci hanno giocato in 90. Il 2 gennaio erano 300mila, al 12 il volume di gioco ha raggiunto i 2 milioni, a fine mese i 3. C’è ragione di credere che negli ultimi giorni il favore del pubblico - Wordle è gratis e facilmente accessibile online - abbia continuato a crescere.

Come spiegare il suo successo al di là della convenienza e della praticità? Josh Wardle sostiene che il gioco ha la proprietà «di far sentire la gente intelligente», beninteso se riesce a scoprire la parola, «impiegando solo tre minuti del suo tempo al giorno».

Tre minuti, ogni giorno, per sentirsi intelligenti sembra esattamente lo stimolo perfetto per questa stagione umana che, guardata un poco di lato o ponendosi per un momento all’esterno, non può che destare perplessità. Un’oasi di sagacità forse sufficiente a spingerci attraverso un altro giorno in cui esercitare liberamente la nostra dabbenaggine, liberi da residui sensi di colpa, sui social, nel traffico e in ogni altra possibile circostanza di interazione. Fino a quando non uscirà una parola di cinque lettere che non appartiene al vocabolario inglese ma rende benissimo da par suo l’idea: pirla.

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