La grande mostra

Leggo, e non mi stupisco, che il prossimo 29 ottobre sarà inaugurata a Treviso, nel Museo di Santa Caterina, una "grande" mostra dedicata all'Impressionismo.

Se ho messo "grande" tra virgolette è perché, nel gergo dei comunicati stampa, ogni cosa è grande: sono "grandi" le manifestazioni, "grandi" gli eventi e, soprattutto, "grandi" non mancano mai di essere le mostre. Se poi ho detto che non me ne stupisco è perché d'autunno l'Impressionismo, strano fiore fuori stagione, riesce sempre a sbocciare da qualche parte. Quest'anno la "grande" mostra sull'Impressionismo sarà a Treviso e non c'è da dubitare che le arriderà un altrettanto grande successo.

Da qui in avanti, non essendo neanche lontanamente un esperto di arte, procederò per via empirica, ma non credo di sbagliare dicendo che, per molti di noi, forse per la maggioranza, l'Impressionismo è sinonimo di arte o, meglio ancora, arte è sinonimo di Impressionismo. Magari saremmo in affanno nel distinguere un edificio barocco da un carico di mattoni, ma basta dire Impressionismo perché anche i più indifferenti alla storia dell'arte recuperino alla mente i contorni di un Monet (o era Manet?), di un Renoir, di un Van Gogh e di un Cézanne (anche se, tecnicamente, questi ultimi due sarebbero post-impressionisti). Perché? Non dubito che già in molti avranno risposto in modo esauriente a questa domanda. Quel che cerco io è però una risposta non tanto tecnica quanto popolare.

Ci sono artisti che sono entrati nell'immaginario collettivo (magari, come Picasso, allo scopo di essere derisi per la loro pretesa bizzarria) ma solo l'Impressionismo c'è entrato in blocco. Forse, per un momento, esso ha rappresentato l'idea di un'arte "possibile", ovvero "bella" senza essere distante, profonda senza essere cerebrale. Chissà, è ipotizzabile che l'Impressionismo ci rappresenti perché si avvicina al nostro modo di pensare: un po' ingenuo, un po' sregolato, molto empirico, spesso trasognato. Qualche volta ci ha fatto credere che creare fosse facile. Poco male: quando scopriamo che non è vero, torniamo a esso con redento stupore.

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