Ma sto gelando

In questi giorni in cui il sole, pur splendente, sembra irradiare solo luce e mai calore, le strade del paese sono pressoché deserte. Qualcuno è costretto all’attesa sulla banchina della stazione locale, qualcun altro si affretta all’uscita di un negozio. I più, saggiamente, se ne stanno a casa: fa freddo, troppo freddo.

Unica eccezione, la signora Malinpeggio, per la quale le variazioni termiche, anche le più estreme, non sono motivo sufficiente per cambiare abitudini. La scorgo dalla finestra percorrere in parata la strada davanti a casa e, infagottato in un giaccone, corro a salutarla: dopo tutto, non ho ancora avuto occasione di farle gli auguri per l’anno nuovo.

«Buongiorno, signora. E tanti auguri!»

«Auguri a lei».

«Freddo, eh?»

«Diavolo di un uomo. Come avvia una conversazione lei non c’è nessuno».

«Mi tolga una curiosità. Lei preferisce il freddo o il caldo?»

«In generale o si riferisce alla temperatura dell’ambiente?»

«All’ambiente. Potendo scegliere, preferisce una giornata afosa o una a temperatura polare?»

«Proprio perché non posso scegliere, non faccio preferenze. Sta proprio nel desiderio di eventi che non possiamo controllare la fonte di ogni nostra frustrazione».

«Molto filosofico. Ma facciamo finta che sia possibile scegliere. Io, per esempio, mi accorgo di sopportare sempre meno il freddo. D’inverno, in giornate come queste, mi sorprendo a vagheggiare la calura estiva mentre non accade mai il contrario. Anche nei periodi d’afa non mi sogno di anelare al gelo artico».

«Capisco ma, al solito, si sbaglia. Meglio il freddo, non c’è dubbio».

«E perché?»

«Perché solo al freddo, al cospetto di un seccatore, si può dire: mi scusi ma sto gelando, meglio che rientri a casa».

«Non ha torto. Tuttavia...»

«Mi scusi, sa. Ma sto gelando».

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