Panze e caipirinhe

Il problema della scienza - occhio: adesso ve lo spiego - è che non rispetta niente e nessuno. Soprattutto, nessuno. Noi ce ne stiamo qui, ben stretti alle nostre convinzioni, avvinti alle quattro (per alcuni, cinque) cose che abbiamo imparato sul meccanismo dell’universo, ed ecco che uno scienziato arriva a dirci che non era vero niente. D’altra parte, quello di aggiornare continuamente se stessa è proprio il modus operandi della scienza, ciò che l’ha resa l’unico affidabile strumento di esplorazione del mondo fisico. A volte, però, la scienza va a occuparsi di fatti minori ma cari a molti di noi e, procedendo come il proverbiale elefante nella cristalleria, smonta ogni cosa anche quando non ce ne sarebbe bisogno.

Di recente, un team di studiosi si è dedicato alla scrittura in corsivo, al preciso scopo di confermare (o smentire) una convinzione diffusa tra gli insegnanti di mezzo mondo: l’insegnamento e la pratica del corsivo - o, se volete, della calligrafia, intesa come arte e tecnica dello scrivere in modo elegante e regolare - hanno un’importante utilità didattica. Ebbene - e ti pareva - gli scienziati dicono che non è vero.

«La scuola» fanno notare i ricercatori, «sostiene che l’insegnamento del corsivo aiuta la compitazione e, addirittura, arriva ad attribuirgli la capacità di contrastare la dislessia. Purtroppo, di ciò non esiste alcuna prova».

La sentenza della scienza potrebbe segnare la fine di aste e puntini, ovvero dello sforzo di arrotondare, allungare del giusto, conferire alla “t” il suo regolare trattino. E la ragione sarebbe che «non serve a niente».

L’unica possibilità, a questo punto, è quella di ribellarsi alla schiavitù dell’utilità. Ai nostri nonni, sudare sul quaderno a righe sarà servito a poco, ma quella fatica ci consegna, oggi, nelle lettere e nei biglietti che amiamo conservare, il ricordo di persone eleganti, educate, composte. I nostri nipoti non avranno invece alcun armonioso corsivo sul quale modellare a nostro beneficio un ricordo di esseri intellettualmente vestiti della festa: no, da noi avranno solo pagine Facebook. Piene di panze, di smorfie e di caipirinhe.

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