Scolapiatti rossi

Propongo, per cambiare, una riflessione tutto sommato seria. Forse – e dico forse – dovremmo smetterla di provare stupore per tutto quanto accade in Rete. Specie chi, come il sottoscritto, è nato in era pre-digitale non può fare a meno di sentirsi ancora un poco a disagio di fronte alle mutevoli attitudini del web, alle possibilità sempre rinnovate che offre, all'intelligenza indipendente che sembra possedere. Usiamo Internet tutti i giorni e in tanti modi e ne siamo in sostanza dipendenti, eppure ancora lo sogguardiamo con sospetto come se fosse un prodigio o, meglio, un sortilegio. Se ci pensiamo bene, però, la Rete non è poi così intelligente e il fatto che progredisca a vista d'occhio non significa che vada assimilando proprietà sovrumane o addirittura sovrannaturali.

Tra gli automatismi di cui si parla spesso, e che più inquietano, c'è quello tipico dei siti di e-commerce – Amazon su tutti – che in base alla cronologia delle ricerche di un utente, e soprattutto in considerazione dei suoi passati acquisti, gli propone prodotti “che potrebbero interessarlo”. Con tutta la buona volontà, l'algoritmo usato per questa operazione non mi sembra rechi l'impronta di un Einstein. Se compro un libro di un certo autore, che cosa mi propone Amazon? Un altro libro dello stesso autore. Non appena acquisto un portachiavi, ecco che il sito si offre di vendermene altri dieci. E' questo che insegniamo alle macchine? Sarebbe con un comportamento del genere che lavoriamo perché si sostituiscano a noi? E' come se, dopo aver comprato uno scolapiatti in un negozio di casalinghi, scoprissimo il commesso lanciato al nostro inseguimento: “Ne vuole un altro? Questo è rosso...”

Forza e coraggio, dunque, meno timore e più consapevolezza davanti alla Rete. La quale nasconde certo delle insidie ma non va sottovalutata nel suo gradiente di programmata stupidità. La butto lì, ma secondo me il programmatore delle proposte acquisto di Amazon ha la casa piena di scolapiatti rossi.

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