Zona gialla, Vasco Rossi e la ricerca della felicità

A quanti, estasiati per la trovata “giallezza” (“giallitudine”?) della Lombardia vanno meditando di festeggiare, rivolgo l’invito di leggere, per prima cosa, la seguente notizia, diffusa dall’agenzia Ansa lo scorso 11 dicembre:

«PORDENONE, 11 DIC - Sono stati serviti superalcolici a minorenni che festeggiavano il ritorno della regione in “zona gialla”, uno dei quali è svenuto in coma etilico ed è rimasto in ospedale per 24 ore in osservazione. Per questa ragione un noto locale del centro di Pordenone è stato chiuso per 25 giorni con una ordinanza emessa dalla Questura».

L’articolista specifica che l’inebriante iniziativa è stata intrapresa da numero cinque minorenni i quali «per festeggiare l’allentamento delle misure restrittive previsto dal passaggio della Regione Friuli Venezia Giulia dalla “zona arancione” alla “zona gialla” si erano incontrati a Pordenone, avevano pranzato e dopo pranzo erano andati in un bar del centro». Scrupoloso, il reporter annota che i festeggiamenti avevano reso necessario il consumo «di alcolici e una intera bottiglia di gin» (la differenza sfugge ma ci fidiamo del cronista).

Ognuno può immaginare la scena: i cinque giovani irrompono nel locale e, pugni sul banco, si fanno valere. «Oste! Siamo qui per festeggiare l’allentamento delle misure restrittive previsto dal passaggio della Regione Friuli Venezia Giulia dalla “zona arancione” alla “zona gialla”. Provveda a fornirci una bottiglia di gin e... alcolici».

Da qui si può continuare a scherzare, oppure sarebbe anche lecito procedere con un pistolotto sulla degenerazione della gioventù d’oggi (di tutti i tempi, in realtà), o, ancora, inoltrarsi in una reprimenda sulla mancanza di responsabilità di certi baristi. In questa stagione, però, verrebbe più che altro spontaneo chiedersi se le restrizioni Covid non stiano alimentando una bolla di pressione trattenuta, un serbatoio di voglie frustrate e solitudine, di desideri che, come molecole di vapore in una pentola chiusa, s’agitano follemente in attesa di venire liberati.

Con tutto ciò, non vorrei commettere l’errore di sopravvalutare le motivazioni che hanno portato i cinque minorenni a scolarsi una bottiglia di gin e per giunta degli alcolici: il passaggio alla “zona gialla” era certamente un’ottima scusa ma giusto questo, una scusa. L’età minore purtroppo è una ragione sufficiente di frustrazioni, voglia di esagerare e di combinare qualcosa, possibilmente di clamoroso, insieme agli amici: qualche volta, con l’aiuto di altri, tutta questa energia viene indirizzata verso attività salutari, qualche altra, sempre con l’aiuto di terzi, magari di un barista distratto o compiacente, l’attività finale è piuttosto insalubre.

“Festeggiare” a quell’età è un’eufemismo per”eruttare”: troppa noia, troppa solitudine, perfino troppa gioia. Tantissimi anni fa, a un concerto di Vasco Rossi (ebbene sì, sono stato anch’io a un concerto di Vasco Rossi, circostanze e motivazioni sono coperte dal segreto istruttorio) mi ritrovai al fianco di un tale la cui ragione di vita era cantare a squarciagola “Albachiara” in sincrono con il suo idolo. In preparazione di questo climax giudicò opportuno scolarsi a canna due bottiglie di Martini Bianco. Al momento fatidico, eccolo urlare i primi versi del brano. Ne usci qualcosa come “Sheicararacoomelaaaarbaaaaaaaa”. Quindi crollò di faccia. Spero e credo che fosse felice. Ma spero e credo anche che il mattino dopo si convinse a cercare la felicità altrove.

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