Bistecche e pedali

Bistecche e pedali

Ma il ciclismo è uno sport di squadra o individuale? Bella domanda, direte voi. A rigor di logica ognuno fa per sè. Perchè i muscoli non sono condivisibili e perché , sotto lo striscione, soltanto uno alza le mani al vento e mostra il torace affittato allo sponsor. Eppure è anche sport di squadra: senza i gregari -quelli che tirano il carro per una ciocca di latte- neppure il più grande campione potrebbe vincere una corsa, tanto più se a tappe. La bellezza del ciclismo, insomma. Soli contro tutti ma anche una grande comunità, soprattutto tra i poveretti della domenica. Quando si incrocia un collega - massi passateci l'ardire- ci si saluta sempre, quando un ciclista è a bordo strada si offre sempre disinteressata disponibiltà all'assistenza. E quando l'ottantenne in odore di scadenza (della patente, sia chiaro) si attacca al clacson per segnalare la sua inquietante presenza, si è comunità persino nel mandarla, in anticipo, a quel paese. Ci pensavo questa mattina, trascinandomi appresso il primogenito sulle salite di Romagna, composto nella sua sofferenza ma, chissà, in cuor suo maledicendo quella fetta di dolce da 300 calorie che adesso gli sembrava un macigno sulle gambe. E,per quanto sghembo, il pensiero correva alla nostra disastrata Politica, dove la parola comunità ha un solo senso, sul modello di certi capitalismi moderni: tutti pagano, in pochi incassano. Persino davanti al buco nero che ci attende, non c'è verso neppure di cambiare il nome ad una medicina. E mentre ci pensavo, ecco un cartello che annuncia l'imminente festa della bistecca. E un altro, un chilometro e un paese più avanti che propone per la stessa sera, la sagra del pomodoro. Ma se non si riesce neppure a mettere insieme il secondo con il contorno, come è possibile sperare di unificare le province? O, ancor più, di ritrovare quel disperso senso di comunità per cambiare la gomma forata di questo strano Paese? Meglio pedalarci sopra...

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