La notizia bella. E quella brutta

La notizia bella. E quella brutta
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Alonso che compra una squadra di ciclismo e il museo del Ghisallo che rischia di fare una brutta fine

La notizia bella, nella settimana più veloce dell’anno, è che Fernando Alonso - sì, il pilota della Ferrari - ha deciso di acquistare un team professionistico di ciclismo, il baschissmo Euskaltel. Le battute sono tanto scontate da dovervi per forza rinunciare. I suoi futuri corridori non saranno tutti dei mostri o dei geni ma neppure i suoi ingegneri, stando alle polemiche monzesi, vanno troppo più in là. E la cosa ci piace.

Non sappiamo se sia soltanto un calcolo economico o un possibile ritorno di immagine, ad avergli fatto aprire il portafoglio ma, per quanto uno navighi nell’abbondanza, diciassette milioni di euro rappresentano comunque qualcosa di più di un vezzo da star. A noi, che faremmo altrettanto se solo avessimo metà del suo conto in Santander, piace credere alla ragione del cuore, alla sua ben conosciuta passione per uno sport che - per quanto paradossale possa apparire - è assai vicino a quello che ha scelto come lavoro. Non ve la faccio lunga ma non c’è alcun dubbio che in bici o con seicento cavalli sotto il sedere, alla fine si tratta pur sempre di uomini soli, alle prese con decisioni rapide e irreversibili.

E furono ragioni del cuore anche quelle che indussero il nostro Fiorenzo Magni, il leone delle Fiandre, a battersi con il cipiglio del suo soprannome per dare vita al Museo del ciclismo del Ghisallo. Una grande scatola di vetro, a fare da degno completamento della chiesina che sorge lì accanto e che rappresenta la storia di questo sport. Adesso lui se ne è andato e, forse, è un bene che non abbia dovuto leggere le cronache di questi giorni. Venti di crisi che soffiano sulla piana di Magreglio, storie di debiti da saldare, di conti ne non tornano, di cassa integrazione e- di questo passo - c’è pure il rischio che salti la catena. Dicono che lo visitino in pochi e che il prezzo del biglietto di ingresso - sei euro - sia eccessivo soprattutto per ciclisti con famiglia al seguito. Può essere, naturalmente, ma a noi resta il dubbio che questo investimento sia stato più subìto che realmente voluto da parte di una terra - lo ripeteremo all’infinito - che avrebbe la possibilità di essere un’icona del ciclismo. E che invece fatica pure a organizzare qualche straccio di corsa,in un posto dove pure il rumore di un tagliaerba suonerebbe stonato. Non ci fossero la Gazzetta dello sport e un manipolo di volenterosi a battersi con forza affinché sia il simbolo del Giro di Lombardia, il Ghisallo sarebbe ridotto all’ennesimo anonimo luogo di queste Lombardia meravigliosa, dove stare in coda d’estate prigionieri di una lamiera infuocata e starsene lontano in inverno, quando il caldo di un centro commerciale invoglia di più... Ma a queste latitudini va così, se ci pare e anche se non ci pare...

Il bello e il brutto, insomma. Consoliamoci con Alonso, dunque. Che il Dio delle quattro ruote (e pure quello delle due ruote) ce lo conservi in gloria.

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