Se il ciclismo è meglio del Cynar

Attori protagonisti, rigorosamente in ordine di apparizione. Un "collega" che mi passa sulla sinistra a velocità doppia; un altro "collega" che, vivaddio, salto a velocità doppia con saluto incorporato. Una monovolume che mi supera, a velocità da crociera, al primo mezzo rettilineo utile senza che l’autista si sdrai sul clacson. Un camion tipo Lupetto Fiat pieno raso di concime naturale (letame, insomma) dal fetore identificabile a mezzo chilometro di distanza. Tre agenti del Corpo Forestale dello Stato durante una pausa della pulitura del bosco, seduti attorno a un salame d’altri tempi. Ed anche quello – il profumo, non il fetore – si avverte due curve più su.

Il ciclismo, ne abbiamo già parlato su questo blog, può (paradossalmente) essere uno degli sport più solitari del mondo. A dispetto del fatto che è il trionfo della spirito di squadra. E a dispetto delle carovane coloratissime e di certi muri urlanti di folla che vediamo alla televisione. Diciamo, per riassumere, che non essendo atleti e non essendo esattamente inseguiti da orde di fan in delirio, possiamo ritagliarci tutta la solitudine che ci piace.

Al vostro ciclista della domenica è accaduto ieri, lungo una salita della quale – credo – di aver già raccontato ma che, nei giorni infrasettimanali, è il massimo cui aspirare se si vuole evitare di venire arrotolati da qualche tir o da qualche mamma che torna dalla consegna del figlio a scuola. Si trova in provincia di Bergamo ed è comunemente detta della Roncola, dalla località alla quale si arriva: otto chilometri e rotta di ascesa con il sole che abbronza (finalmente) le gambe troppo pallide per essere quelle di un ciclista (o di un muratore, che qualche volta l’equivoco è naturale).  Mille metri di altitudine, proprio sotto la Valcava. Ci si arriva da Pontida (lì il traffico c’è, ad essere sinceri), Palazzago, Barzana, Almeno San Bartolomeo. Ma, trasferimento a parte, vi aspettano dai 30 ai 40 minuti (dipende delle vostre gambe) di pace pura. Non starò a raccontarvi degli uccellini che cinguettano – e non tacciono proprio mai, se ci date un orecchio – ma della mancanza di automobili, di camion, di clacson urlanti, di automobilisti nervosi per il pareggio dell’Inter che vi rovesciano addosso di tutto, di aspiranti piloti di Formula 1 che ignorano il senso della parola “diritto di precedenza”. Il brutto della civiltà moderna, insomma.

Una volta in cima, vi aspetta una bella piazza a cubetti di porfido che fa da anfiteatro a un baretto popolato da tre pensionati e un mazzo di carte da scala, un albergo estivo che si presume scarsamente affollato, una chiesetta che sembra quella che disegnavate alle scuole elementari e una bella fonte per riempire la borraccia. Ma soprattutto, si apre ai vostri occhi la Valle Imagna con i monti in lontananza ancora imbiancati di neve e prati verdi fino all'orizzonte. Dalla Roncola ci si trascina su un falsopiano – molto falso, a onor del vero – verso il paese di Costa Imagna: una quindicina di chilometri. Poi, essendo la Valcava troppo gelida ed ancora troppo innevata per i gusti di chi scrive, ecco una simpatica variante: un tuffo di undici chilometri di discesa – detta della Bedulita – completamente nascosta nel bosco. Ci sono un po’ troppe buche, per i gusti della mia Bianchi ma è anche vero che si tratta di una striscia di asfalto sulla quale farebbe fatica a passare una macchina appena più grande del normale. Una favola. Sul finale si passa in mezzo ad un paio di paesini, a cominciare da quello di Capizzone che – rimandando quasi alla lettera il portavoce del fu Pdl – indispone un po' lo stomaco. Poi l’arrivo sulla Provinciale che scende da Sant’Omobono Terme, l’attraversamento di Strozza – inevitabile ripensare a Capizzone – e il ritorno ad Almenno per il percorso a ritroso. Dal mio punto di partenza significa, tutto compreso, una novantina di chilometri. Ma, contro il logorio della vita moderna, è il massimo cui ragionevolmente aspirare. Qualcuno ha scritto che il silenzio è il rumore dell’anima. L’accostamento mi piace. Se poi ci aggiungiamo una bicicletta, beh, è il rumore più bello del mondo.

Ps: Le prossime settimane tornerò a pedalare nel Comasco. Ma se avete percorsi da suggerire, beh, avanti pure. Le mie gambe sono rotte a tutto.

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