Un rospo in bicicletta

No, non è un bel momento per il nostro ciclismo. Non certo (o non solo, fate voi) per le periodiche polemiche sul doping che, ormai, appassionano quanto un convegno sulla filologia romanza. E neppure per gli altrettanto stucchevoli luoghi comuni sul ciclista padrone della strada, che non rispetta il rosso dei semafori, che intralcia il traffico e, di questo passo, è colpa sua se l’Italia è ridotta in braghe di tela.

No, non è bel momento perché – a dispetto del crescente numero di amatori e cicloturisti – si assiste a un progressivo calo dei ragazzi che si avvicinano a questa disciplina. Tutti lì a discettare sul perché e sul per… come, sull’effetto nefasto di certi esempi che arrivano dai media, sugli effetti della crisi economica sulle società dilettantistiche. Azzuffandosi intorno a un torsolo di mela.

Tutto vero, magari. Ma il problema è più semplice. Cala il numero dei ragazzi agonisti perché le nostre strade non sono sicure, perché sono piene di buche e di rotonde inutili che non sono più neppure rotonde pur di farle e perché, in sostanza, c’è un traffico ai limiti della demenza. Del tutto ovvio che un genitore mediamente sano di mente cerchi di indirizzare il proprio figliolo verso una palestra, perché giocando a basket o a volley il rischio che un tir ti spazzi via, è statisticamente inferiore. E poi la burocrazia – altro che i soldi – di tanti amministratori (lo abbiamo scritto a ripetizione su queste pagine) che tollerano sempre meno la presenza sulle loro strade delle carovane colorate dei ciclisti. Insisti oggi, ribadisci domani, anche il dirigente più entusiasta – e ce ne sono tanti – alla fine finisce per alzare bandiera bianca. Il caso della “Giornata della bicicletta” del Ghisallo, a rischio per un cavillo degno di un Azzeccagarbugli, sta lì a dimostrarlo.

Bisogna cambiare strada, per uscire da questo labirinto. E convincere chi si considera il padrone del vapore, che la strada è di tutti. “Attenzione ai ciclisti”, dice una bella scritta fatta apporre dal comune di Malgrate nel centro abitato. “C’è spazio per tutti”, ribadisce un cartello della Provincia di Lecco, lungo le principali vie di scorrimento. Ecco, questo è l’approccio giusto per rimettere i ragazzi sul sellino di una bicicletta e dar loro la possibilità – io l’ho fatto la scorsa settimana – di salire da Onno a Valbrona tra il blu del lago, l’azzurro del cielo e il bianco della Grigna. Per godere quello che, pur con tutta la buona volontà, dentro una palestra non vedranno mai.

Nessuna apologia di terrorismo stradale, sia chiaro. E, anzi, anche un po’ di sana autocritica non fa male. Ma se tutti cominciassero a capire che, quando si allargano o si riasfaltano le strade, basterebbe allargare un po’ di più il ciglio della strada beh, forse, anche il ciclista sarebbe un animale più rispettato. O, almeno, rispettato quanto i rospi in amore per i quali decine di volontari(sulla Lariana e non solo) si fanno in quattro per proteggerne l’attraversamento della carreggiata, con recinzioni, cartellonistica ad hoc e il fucile mediatico puntato ad altezza inguine verso gli sterminatori del Creato. Noi no?
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