L'eterno fascino dei numeri uno

L'eterno fascino dei numeri uno

Il potere dei numeri uno non viene incrinato neppure dall’età. È successo che Dan Peterson, 75 anni, non ancora in pensione ma neanche più al centro dell’attenzione come negli anni Ottanta, sia stato nominato allenatore dell’Armani Jeans Milano. All’improvviso tutti hanno cominciato a parlare di basket. Non solo quelli che sanno chi ha vinto l’ultimo scudetto, ma pure quelli che non hanno la più pallida idea di dove sia il Cantù in classifica. Il ritorno di un mito, con il suo accento americano, i suoi pugni serrati in segno di vittoria e la sua pubblicità del the Lipton («Mm mm, per me numero Uno») è stata come un’esplosione di palloncini in una sala piena di gente addormentata. Si sono svegliati tutti con un sobbalzo e hanno iniziato ad elencare i propri ricordi. Perché il potere dei numeri uno, non va mai in pensione. Sembrano solo finiti nel dimenticatoio, ma nessuno mai ha preso il loro posto. Non di Dan Peterson nel basket, non di Stephan Edberg o Boris Becker nel tennis, non di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni nello sci e forse neanche di Ayrton Senna e Alain Prost nella Formula Uno.
Ci sono persone con talenti straordinari e caratteri che seducono le folle. Dan Peterson è uno di loro. Se lo ricorda anche chi non sapeva neppure che è stato lui a far vincere a Milano 4 scudetti, due coppe Italia, una coppa campioni e una coppa Korac. Se lo ricorda anche chi non sa neppure cos’è una coppa Korac. Così di colpo hanno scoperto che sarebbe stato un canturino Pino Sacripanti, il primo a ritrovarsi sulla strada di Dan. Il basket moderno con gli spettatori della vecchia pallacanestro. E un punto di domanda se i talenti possono solo tornare, o anche vincere.

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