Se è una cosa perfetta, vale pescare nel passato

Se è una cosa perfetta, vale pescare nel passato

È talmente difficile inventare qualcosa di nuovo o trovare qualcosa di nuovo che sia anche molto bello, che sembra che tutto il mondo guardi all’indietro anziché guardare in avanti. Dopo le All Star, le Vans, i capelli a caschetto anni Settanta con mini abito a trapezio a completare l’effetto Twiggi, anche il cinema gira la telecamera alle sue spalle.
Passi il seguito di Iron man che ha pochi anni di vita, ma il seguito di Wall Street vuol dire che davvero bisogna per forza pescare negli anni Ottanta per trovare qualcosa di buono. Anche se Michael Douglas ormai sembra più suo padre Kirk. Robin Hood non è un due, ma la leggenda di cui parla sempre nel passato sta. Qui, però, la formula funziona, e funziona alla grande. Perché far perdere la pancia a Russel Crowe e riportarlo ai muscoli del gladiatore ha creato un prodotto che tiene sveglia l’attenzione dalla prima all’ultima scena (niente a che vedere con State of play dove l’attore australiano interpreta un giornalista troppo sgangherato per sfondare). Se guardi indietro, non sbagli. Il che significa che raccontare la crisi del presente con i ritmi della crisi crea un effetto soporifero.
Guardare indietro, sfruttando i vecchi entusiasmi, permette - paradossalmente - di andare avanti.
Lo stesso vale per i libri. A Scott Turow conviene di più fare il seguito di Presunto innocente che scrivere un libro nuovo. E questa operazione gli permette di avere subito la coda in libreria in attesa del suo nuovo romanzo, anziché lettori perplessi che tengono in mano il libro della svolta di Sophie Kinsella e lo lasciano nello scaffale. Il nuovo non paga.

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