La vicenda prende avvio nel 1988, nella Cisgiordania occupata, dove Salim (Saleh Bakri) vive con la moglie Hanan (Cherien Dabis) e il figlio adolescente Noor (Muhammad Abed Elrahman). Noor corre per le strade di Nablus, incarnazione di una giovinezza sospesa tra speranza e umiliazione, mentre la città si sgretola sotto il sole e l’oppressione. Deluso dalla rassegnazione del padre, il ragazzo sceglie di unirsi alle proteste contro l’occupazione israeliana. Un confronto con i soldati si conclude con una ferita che segnerà per sempre il destino della famiglia. Da quel momento, il racconto si apre a un viaggio nel passato: la madre ricorda e intreccia alla propria voce le memorie del 1948, quando il nonno di Noor fu costretto ad abbandonare la sua casa sotto l’avanzata delle truppe israeliane. Il film diventa così il ritratto potente di una famiglia che resiste tra le cicatrici di un trauma ereditato e la lotta quotidiana per l’identità e la libertà. Non è solo la storia di Salim, Hanan e Noor, ma quella di un intero popolo, costretto a vivere in bilico tra memoria e futuro, tra perdita e sopravvivenza.