Cantù: per il Palababele
una piccola folla di curiosi

C'è chi accomunato una cronistoria fotografica e chi ancora si domanda se è la volta buona - Tutti però sono accomunati da un unico stato d'animo: nessuno gioisce per quanto sta accadendo

CANTU' Gente concreta i canturini. Gente che, nel vedere il palazzetto mai concluso, la loro vergogna, venir giù del tutto dopo vent'anni e rotti, non gioisce mica. Perché si sono buttati via un sacco di soldi, sottolineano. E soprattutto perché che la faccenda Palababele sia chiusa veramente non lo dicono ancora ad alta voce. Neanche adesso che il palasport è ridotto a un mucchio di lamiere accartocciate e spuntoni d cemento armato. Il piramidone rosso disegnato da Vittorio Gregotti e istoriato da murales e dichiarazioni d'amore di innumerevoli anonimi oramai non si staglia più nel panorama cittadino, e anche se la demolizione è cominciata da giorni, è stata questa resa finale, in principio annunciata per settembre, a catturare l'attenzione della gente. Di chi entra nel vicino centro commerciale con lo sguardo fisso sullo scheletro del palazzetto dello sport mai nato - mai del tutto, almeno - invece che sulla strada. Qualcuno confessa di aver accostato l'auto, lunedì pomeriggio, quando masticati i quattro pilastri di cemento armato che la reggevano, la piramide s'è accasciata, diventando d'un colpo più bassa di sette metri. E di essere rimasto lì a guardare, domandandosi se stavolta fosse davvero quella buona. Come faceva ieri Natalino Tasca, intento a sbirciare tra le fessure della palizzata marchiata Turra gli operai dell'Italcave al lavoro di gran lena, in vista delle due settimane di stop fissate da sabato in poi. Casa in via Ghandi, il Palababele l'ha visto nascere, crescere. E bloccarsi di colpo nel 1993. «Dopo qualche mese di cantiere fermo – dice – capimmo che non l'avrebbero mai finito, perché finiti erano i soldi. Una decina d'anni fa vedevo sempre arrivare i disperati con la coperta sulle spalle, per dormire lì. Non era una bella situazione, insomma, e visto che non l'han voluto finire, meglio buttarlo giù». Una vicenda che nessuno dimenticherà, né potrà farlo. Compreso l'abbattimento, viste le migliaia di foto scattate in questi giorni da appassionati e non.

© RIPRODUZIONE RISERVATA