Fino Mornasco, alla scoperta
dell'antica via Decumana

La meta quella valle boscosa tra i crinali di Casnate e l'altopiano di Vertemate, luoghi, di questi anni, ancora poco noti, ma interessanti da percorrere a piedi, per l'incanto tutto selvatico di terre lasciate a convivere con quel che resta nella loro libertà e non ancora del tutto contaminata

FINO MORNASCO Enrico Orsenigo, un finese con il piacere di far rivivere la storia del proprio paese, ripercorre la via «Decumana», lungo la Valle del Seveso, una delle cinque vie più importanti dell'Impero romano ai tempi di Plinio. In una calda e stanca giornata di sole, fra il verde ostinato di questi boschi e la frescura che ne emana, assieme ai rumori della natura sembra quasi di percepire anche gli echi di antichi mestieri. Dietro a ogni curva del sentiero, infatti, ci si aspetta di scoprire in funzione la ruota di uno dei numerosi mulini che contraddistinguevano questo territorio nel secolo scorso, non a caso ribattezzato Valle dei Mulini.
Seppur rimaneggiate, rimangono ancora numerose tracce del passato, a cominciare dalla «Pazzea», un antico convento con tanto di ruota, oggi trasformato in abitazioni, di cui si trovano attestazioni già nel XII secolo, che deve il suo nome alla «pescia» o pino lombardo.
Resiste ben conservata la cappella di Sant'Antonio, grazie alle attenzioni di Guido Introzzi e della sua famiglia. Proseguendo, in direzione Casnate, si passa «nei pressi di uno stagno, conosciuto come "el laghett" - ricorda Orsenigo - accucciato in una piega di verdi prati, del quale si narrano delle storie di malocchi e di molti suicidi».
Lasciati alle spalle i ricordi sinistri, ci si rituffa nel fondo valle, dove si nei pressi del Molino Tommasone si attraversa il Seveso, ormai color cioccolato, sul dorso del ponte della Regina Teodolinda, a ricordo dei passaggi dell'illustre personaggio.
«Nella piana dei "prati marci" si incontra il Rio Acquanegra, proveniente dalle torbiere di Albate, che confluisce nel Seveso. L'Anonimo Cumano ha fissato in questo luogo, in 2.030 esametri, una cruenta battaglia fra comaschi e canturini, che attorno al 1100, "rosseggiò tutto il torrente", con il sangue sparso».
Alle spalle, in cima alla salita, la cascina della Costa è divenuta una moderna «Hostaria», mentre nei pressi della stazione sorgeva un tempo l'osteria della Frasca, nella zona del Casottino, nata in concomitanza della costruzione della ferrovia, proprio vicino al «casotto» usato come ricovero di materiali. In fondo a questa ideale passeggiata, oltre il mulino Bernardelli, dov'è ancora conservato il forno, si sale definitivamente per raggiungere l'Abbazia di Vertemate. «Appunti di una passeggiata - conclude Orsenigo -, ricordi da riproporre, per non dimenticare gli antichi silenzi rotti dallo scorrere dell'acqua e dal movimento delle ruote dei molini».

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Eco di Bergamo L'antica via Decumana