Una voce di speranza ad Albese:
«C'è un acquirente per la Manzardo»

I lavoratori al curatore: «Azienda pronta a rilevare due punti vendita, il nostro e quello di Beregazzo»

ALBESE CON CASSANO I dipendenti hanno trovato un acquirente per la Manzardo, almeno per i punti vendita di Albese e Beregazzo con Figliaro, i due ritenuti più "interessanti". Ci sarebbe infatti un'azienda disposta ad investire e ricollocare il personale dei due negozi; rimane invece escluso quello Vighizzolo di Cantù.

I presenti, ieri al presidio davanti alla sede di Albese, una quarantina di persone, hanno firmato una lettera per il curatore fallimentare in cui si chiede di velocizzare al massimo i tempi burocratici per raggiungere un accordo con il potenziale acquirente. Sono intanto state cambiate le serrature di tutti i punti vendita.

«Noi non chiediamo la cassa integrazione, ma vogliamo lavorare. Si accorcino al massimo i tempi per ripartire con questa nuova realtà» - spiega Cosimo Romeo, rappresentante sindacale della Manzardo - «Noi dipendenti ci siamo mossi per trovare qualcuno interessato ai punti vendita, e tra i concorrenti c'è un'azienda disposta sin da subito ad investire, ricollocando quasi per intero i dipendenti. Nella lettera informiamo di questa nuova situazione il curatore fallimentare».

Per ora niente nomi, considerando che non si è neppure dato avvio ad una reale trattativa. I concorrenti non sono peratro molti e si può facilmente individuare chi può avere un interesse.

La Manzardo, azienda di forniture idraulico-sanitarie con sede a Bolzano e filiali nel Nord Italia, ha aperto giovedì 20 un'istanza di fallimento. I dipendenti, pochi minuti prima della chiusura, hanno ricevuto in posta elettronica una comunicazione in cui li s'informava che dal giorno successivo, fino a domani sarebbero stati in ferie; poi l'amara scoperta. Il lavoro però non mancava e si avanza più di qualche dubbio sulla metodologia, molto calcolata, della chiusura.

«La cosa strana è che l'azienda era solida e veniva indicata come un esempio da seguire dai concorrenti. C'era lavoro» - ricorda Marina Pedraglio della Cgil - «Il fallimento sembra preparato, per esempio non si pagavano i fornitori, ma i dipendenti sì, così non c'era il rischio che si rivolgessero ad un sindacato».

Le ottime "performance"delle filiali comasche della realtà nata nel 1946 e rilevata nel 2011 dalla holding inglese Hadleigh, comunque, avrebbero comunque fatto breccia nelle considerazioni di un'altra impresa del settore. «Il nome di quest'azienda? Per ora non lo diciamo» - conclude Romeo - «Il discorso da affrontare è comunque lungo, ma noi siamo fiduciosi e vogliamo il prima possibile riprendere a lavorare».
                                                                                                      G. Cri.

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