I frontalieri del lago
contro lo scudo fiscale

A partire dalla settimana prossima sono in programma incontri a Dongo, a San Bartolomeo, a Porlezza e a San Fedele: «La manovra decisa dal Governo prevede il rientro in Italia dei capitali attraverso lo spostamento dei conti correnti che i frontalieri hanno in Svizzera e, soprattutto, la tassazione del secondo pilastro»

ALTO LARIO Il sindacato ticinese Unia chiama a raccolta i frontalieri del territorio per prendere posizione contro lo scudo fiscale. A partire dalla settimana prossima sono in programma incontri a Dongo, a San Bartolomeo, a Porlezza e a San Fedele. «I lavoratori frontalieri non hanno alcun rappresentante politico ad alto livello e si spiega così la disparità di trattamento fra chi risiede a Campione d’Italia, preservato dallo scudo fiscale deciso dal Governo, e gli altri - interviene il segretario del sindacato, Sergio Aureli - . Occorre non dimenticare che il popolo formato da chi varca ogni giorno il confine di Stato per lavoro ammonta complessivamente a 90mila unità, di cui 7- 8 mila riferibili alle aree fra Lario e Ceresio: nel nostro territorio, grazie a loro, vengono spesi circa 14 milioni di euro ogni mese. La manovra decisa dal Governo prevede il rientro in Italia dei capitali attraverso lo spostamento dei conti correnti che i frontalieri hanno in Svizzera e, soprattutto, la tassazione del secondo pilastro, che rappresenta parte integrante del fondo pensionistico e che già le autorità svizzere, di recente, hanno provveduto a limitare con un taglio degli interessi. Si tratta - prosegue Aureli - di interventi sugli aspetti più vantaggiosi dell’occupazione oltre frontiera a fronte dei sacrifici quotidiani a cui sono sottoposti i lavoratori: per attingere qualche soldo utile alla casse pubbliche in questo periodo di crisi, insomma, si rischia di minare alla base il frontalierato, che in questa fase difficile rappresenta una realtà essenziale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA