Ad Assisi nel nome del figlio
«Io, nel giardino di San Francesco»

Si deve a un florovivaista residente a Magreglio la sistemazione del parco del Santo. Visitato dal Papa, è stato dedicato alla memoria di Stefano, scomparso a 11 anni

Un bell’albero colorato da alcuni giorni è apparso sul piazzale del Ghisallo, ed è un bell’albero che arriva da lontano.

È un regalo che arriva direttamente da Assisi, forse addirittura da San Francesco, senz’altro dai suoi frati, che hanno voluto così ringraziare il bel lavoro svolto da un gruppo di giardinieri del paese nel parco dell’Eremo delle carceri di Assisi, dove ancora vive l’albero alla cui ombra il santo ebbe il suo primo colloquio con gli uccelli. Sullo sfondo c’è la storia toccante di Stefano, che un brutto male ha strappato alla vita a soli 11 anni, e del suo papà, Natale Bolgé, uno dei giardinieri magregliesi che hanno lavorato in Umbria: «Da fedele - dice Bolgé - ho instaurato negli anni un buon rapporto con il frate superiore dell’Eremo delle Carceri Ambrogio Lamperti. Da questo rapporto e dal mio lavoro è nato il desiderio di regalare l’intervento nel giardino dell’eremo dov’è presente anche l’albero del primo dialogo tra il santo e gli uccelli. Per questo motivo, con mio figlio Filippo e Raffaele Verani siamo andati ad Assisi ad inizio ottobre, qualche giorno prima della visita di Papa Francesco, per sistemare il giardino».

Un impegno importante: «Considerando il rilievo del luogo è chiaro che ci siamo mossi soltanto dopo avere preparato n progetto per la riqualificazione. È stato soprattutto difficile trasportare l’interno dell’eremo tutto il materiale da lavoro e le nuove piante, attraverso il minuscolo portale d’accesso». Il lavoro, comunque, è stato molto gradito dai frati che per ricambiare hanno inviato l’albero e una lettera alla comunità. Scrive il frate superiore: «Il piccolo giardino, che ormai da decenni era gravemente logorato dalla mal conservazione e occultato da una vegetazione selvaggia, è ora, grazie agli amici di Magreglio, ritornato alla sua originale bellezza. Il termine del restauro è avvenuto pochi giorni prima della visita del Santo Padre, il 4 ottobre. Durante questa visita ho spiegato il significato del restauro e la volontà di dedicare l’intera area a Stefano, un ragazzo magregliese scomparso prematuramente, tramite della nostra amicizia con il paese. Il tempo natalizio ci ha ispirato a regalarvi un abete illuminato per manifestare la nostra gioia per il bene ricevuto, ogni piccola scintilla di questo abete sarà segno dell’amore donato al mondo», conclude frate Lamperti.

«I frati hanno anche intenzione di mettere una targa all’interno del giardino che ricordi l’impegno della comunità di Magreglio – riprende Bolgè -. I loro ringraziamenti ci hanno fatto enormemente piacere e si è creato davvero un bel rapporto tra due zone distanti ma in questo caso accomunate dalla fede». n

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