Assalti ai bancomat
Le indagini portano fuori provincia

Carlazzo e Sorico, ma anche Turate e Busto - Quattro furti in venti giorni fruttano 199mila euro - Chi sono e come agiscono i banditi del gas

Sono quattro i colpi messi a segno nel Comasco facendo esplodere dispositivi bancomat. Oltre ai due che hanno scosso il sonno tra l’alto lago (Sorico) e il Porlezzese (Carlazzo), nell’ultimo mese vanno segnalati i furti a uno sportello di Intesa San Paolo di Busto Arsizio (100mila euro la refurtiva) e a Turate il 29 novembre, ancora Intesa San Paolo di via Marconi, bottino di 50mila euro. Si tratta della stessa banda? Le indagini tendono a non escluderlo e anzi: un raffronto tra tutti gli elementi raccolti tra Busto e Sorico aiuterà a chiarire, quantomeno, se la mano sia la stessa. In tutto i quattro colpi hanno fruttato 199mila euro, e hanno avuto tutti identica dinamica. I bancomat sono saltati per aria dopo essere stati saturati di gas, probabilmente acetilene. Su youtube c’è un video del comando provinciale dei carabinieri di Torino che documenta con una sconcertante chiarezza le fasi di un assalto, identico a quelli di Carlazzo e di Sorico, a riprova che il sistema è ampiamente utilizzato, e non da ieri. Alla fine di settembre, il tribunale omo aveva chiuso con una condanna a quattro anni di carcere un processo istruito nei confronti di uno scassinatore bolognese condannato a quattro anni di carcere per tre esplosioni con contestuale furto registrate in rapida successione a Villa Guardia, Merate e Mozzate il 25 novembre del 2006. Di recente, tuttavia - oltre ai casi comaschi e a quello di Busto Arsizio - si sono registrati assalti analoghi soltanto a Porto San Giorgio e a Pesaro, nelle Marche, all’alba di sabato 16 novembre. Prima di allora c’è soltanto da registrare un’infornata di cinque arresti ad opera dei carabinieri di Monteiasi, in provincia di Taranto, un attimo prima che altri sportelli automatici saltassero per aria. L’impressione è quella che ad agire siano più o meno sempre le stesse bande, specializzate nel ramo, forse neppure tantissime. E che per scegliere i loro obiettivi individuino apparati meno aggiornati e meno sorvegliati. Li saturano utilizzando un tubo, poi accendono l’innesco. Basta una scintilla per provocare danni ingenti, come è capitato a Sorico, dove la deflagrazione provocò il crollo della controsoffittatura della banca. Peraltro non sempre, per non dire mai, le cassette dei bancomat contengono “mazzette civetta”. Si tratta di mazzette che contengono capsule di inchiostro indelebile: si rompono in caso di esplosione (oppure con un telecomando o con un timer, a seconda delle necessità) e marcano indelebilmente le altre banconote, che diventano impossibile da spendere e da cambiare. Una forma di deterrente di rado impiegata nei bancomat, almeno in Italia.

La videosorveglianza? In genere chi compie questo tipo di furto lo fa a volto coperto, proprio per evitare di essere ripreso. Ma a volte non servirebbe neppure. Come a Carlazzo, dove sembra che le telecamere non abbiano registrato proprio un bel niente.

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