Bellagio: «Mio fratello,
suicida per il gioco»

Il sindaco e i videopoker: «Conosco i rischi che si corrono, ma non li demonizzo»

«Nessuno sconto ai baristi che rinunciano. Se la gente non giocasse scomparirebbero da soli»

Ha visto il fratello togliersi la vita in conseguenza del vizio del gioco, ma il sindaco di Bellagio Angelo Barindelli rimane liberista, ritenendo non ci debbano essere limitazioni alla presenza delle macchinette.

Il solo limite, dice, è l’etica dei titolari, che non merita però premi ma al massimo l’apprezzamento comune. Il sindaco si dilunga poi sulla prossima fusione con Civenna e la proposta avanzata anche a Magreglio, rimarcando che serve guardare anche ad Oliveto e Lezzeno per una “Grande Bellagio”.

«Sono anzitutto contrario ad ogni forma di proibizionismo - spiega -. Si finirebbe per alimentare il mercato della clandestinità e rafforzare il vizio, attribuendo ad esso il valore supplementare della trasgressione».

«Anche spostare di qualche centinaio di metri le macchinette rispetto alle scuole non servirà a nulla, così come classificare i baristi in buoni e cattivi o concedere incentivi a coloro che non installano le macchinette».

Il fratello alcuni mesi fa ha deciso di farla finita, pesava il tarlo del gioco che l’ha consumato per diverso tempo, nonostante l’aiuto anche economico ricevuto dai famigliari: «Mio fratello ha attraversato un periodo difficile ed è caduto nel tranello del gioco, ma non aveva debiti e non è stata quella la causa determinante del suicidio. Lo ha fatto perché era troppo fragile rispetto alla durezza di questo mondo, che troppo spesso è crudele proprio con le persone più sensibili, quelle che scelgono di non competere con gli altri tramite l’arroganza e l’aggressività».

«I baristi che fanno la scelta etica di non posizionare macchinette hanno tutta la mia stima ed approvazione, come quelli che rifiutano da bere ai clienti che esagerano o quelli che allontanano i clienti litigiosi. Non per questo devono pagare meno tasse degli altri. L’etica va ripagata con il rispetto, non con la convenienza». Cambiare la società, impresa ardua ma possibile per il sindaco che è anche psicoterapeuta: «La verità è che se la gente non giocasse più le macchinette sparirebbero da sole; per raggiungere questo obiettivo bisogna agire sull’educazione e sul senso di responsabilità. Il migliore antidoto contro le macchinette è la cultura dell’impegno e della solidarietà, la creazione di un clima sociale dove ciascuno per uscire dalle proprie difficoltà col sacrificio e non con le illusioni».

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