Caccia agli attentatori
con le telecamere

I piromani hanno scelto con cura il giorno e l’ora del rogo

Racket dei florovivaisti, spuntano nuove piste per le indagini

Una cosa è chiara. Chi all’alba di giovedì ha incendiato e distrutto il Botanic di Vertemate ha scelto accuratamente giorno e ora.

Volevano essere sicuri di non essere disturbati, mentre appiccavano il fuoco in diversi punti del negozio per raderlo al suolo.

Non come il 3 settembre, quando il primo tentativo di annichilire l’edificio (con tutto ciò che esso conteneva) era stato mandato a monte dalla segnalazione di un addetto alla sicurezza del vicino Bingo: erano le 2.30, usciva dopo aver dato un’ultima occhiata al locale, ormai chiuso al pubblico, e la sua tempestiva telefonata aveva permesso ai vigili del fuoco di spegnere i falò prima che trasformassero il Botanic in un inferno.

Un’apparizione imprevista, quella del “buon samaritano” del Bingo, che aveva vanificato i fiammeggianti propositi dei malintenzionati.

Intanto la Procura non esclude alcuna pista circa il movente e gli autori dell’attentato. È al vaglio l’esame delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza della zona (il Botanic ne era sprovvisto), alla ricerca di un’auto o di movimenti sospetti.

Gli inquirenti tengono le bocche cucite . Ma più gli accertamenti diventano approfonditi, più sembra perdere credito l’ipotesi che dietro l’incendio doloso ci sia la criminalità organizzata.

Tra l’altro, anche i legami che unirebbero il rogo del Botanic a quello del “Figli dei fiori”, il negozio di via Borgovico vecchia a Como dato alle fiamme nella notte fra venerdì e sabato scorsi, sembrano sempre più labili. Senza contare che i responsabili del Botanic hanno sempre negato di aver ricevuto minacce o intimidazioni.

Insomma: la mano del racket dei vivaisti e di fioristi appare tutt’altro che certa, anche se allo stato delle indagini non possibile cancellarla del tutto dal taccuino degli inquirenti.

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